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domenica 18 dicembre 2016

ALESSANDRO PENZO RINVIATO A GIUDIZIO PER LA TRUFFA “TECNOFASE” SU EBAY. UDIENZA IL 21 FEBBRAIO A VENEZIA


Ricordate il caso di Alessandro Penzo, il 41enne della Chioggia-bene che tre anni fa, con la società fantasma “Tecnofase” e altre, aveva truffato un numero imprecisato di persone in tutta Italia attraverso la piattaforma di vendita eBay? Nelle scorse settimane è stata fissata l'udienza del processo, che si terrà al Tribunale di Venezia il 21 febbraio 2017. Penzo figura imputato dei reati di truffa, appropriazione di identità (si serviva di 5 o 6 “alias”, tra cui quello di un altro chioggiotto, costituitosi parte lesa) e falsificazione di documenti, e ha eletto domicilio legale nello studio dell'avvocato Zanotto di Padova, che lo difende in giudizio. Nella convocazione in prima istanza mancano altre vittime, che sperano in successive udienze. Le carte dicono che Penzo deve rispondere per aver indotto in errore, con artifici e raggiri, gli acquirenti interessati all'acquisto di beni che non erano nella sua disponibilità, i quali pagavano l'importo pattuito versandolo su carta ricaricabile riconducibile a uno dei suoi alias, o attraverso conto corrente, ma non provvedendo mai alla consegna del materiale promesso, e conseguendo così un ingiusto profitto. Questi “artifici e raggiri” consistevano nel vendere oggetti vari -giocando sui ritardi, adducendo a motivo una scusa o l'altra- tramite terzi soggetti (inconsapevoli della truffa) che operavano su suo mandato quali agenti di società inesistenti dai nomi Tecnofase, Cosmo Elettronica, 7 Mobile, eccetera. In pratica Penzo aveva messo in piedi una rete di venditori, più o meno piramidale, reclutati tra gli utenti eBay con alto rating e quindi considerati efficaci commercianti dagli altri utenti stessi. Il primo venditore mandatario si è insospettito quando il materiale non arrivava, e ha creato un gruppo fb per raccogliere altri individui nelle sue condizioni, recandosi poi dalle forze dell'ordine per denunciare quanto stava accadendo. A Penzo sono stati trovati in casa introiti in banconote per svariate decine di migliaia di euro, mentre intere famiglie sono state rovinate in questa catena e per rifondere il denaro speso dagli acquirenti per prodotti mai visti -c'è chi ci ha rimesso 12mila euro- sono state costrette a rivolgersi anche ad alcune finanziarie allo scopo di ottenere prestiti. Ora c'è da sperare che la giustizia faccia il suo corso e che le persone innocenti vengano risarcite del danno subito.

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