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mercoledì 30 marzo 2016
RECUPERATO IL CORPO DEL SUB DOPO CINQUE GIORNI DI INCESSANTI IMMERSIONI
Recuperato dopo quasi cinque giorni il corpo del povero Giovanni Pretto, il sub vicentino inabissatosi nel relitto dell'Evdokia il sabato di Pasqua, ricomposto ora all'obitorio dell'ospedale di Chioggia, a disposizione dell'autorità giudiziaria per un esame autoptico prima di venire pietosamente restituito ai genitori.
Le operazioni sono state lunghe e difficili, non solo per ritrovarlo ma anche imbarcare la salma sui mezzi di soccorso non è stato per niente facile: le squadre di sommozzatori si alternavano ogni 45 minuti, complessivamente si sono calati nello scafo una decina di elementi altamente specializzati, provenienti da Vicenza, Venezia, addirittura dal Lazio e da Bari. I vigili del fuoco hanno lavorato in sicurezza, ma il rischio c'è sempre anche per loro, che con abnegazione e senza il clamore dei media fanno il possibile e a volte anche l'impossibile per salvare vite umane.
Ciò che viene esclusa è la responsabilità del diving Isamar, è sicuro che il centro diretto da Narciso Devy Mantovan abbia offerto a Giovanni Pretto e al suo partner di immersione solo un passaggio verso l'area, non mettendo anche a disposizione una propria guida. L'amico è fortunatamente risalito dopo aver perso il contatto con Giovanni, ed è riuscito a uscire dallo scafo quasi per miracolo, non si sa come: le condizioni di visibilità all'interno dell'Evdokia erano davvero minime, confermano i marinai. Che ribadiscono: per accedere a una simile situazione è necessaria l'esperienza da relitto, serve un “filo d'Arianna” per cui se uno si perde sa come rientrare.
Resta ora il problema dell'Evdokia, da sempre un'attrazione per gli esploratori subacquei: l'immersione in loco non è vietata, ma è fortemente consigliato l'accesso solo adoperando le necessarie abilitazioni e precauzioni. Non si esclude del tutto che, a causa del sinistro, il sito possa prossimamente venire interdetto.
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