«Il sole era già alto, ed il mare scintillava fino agli estremi confini dell'orizzonte, offendendo la vista. Alcune candide vele si scorgevano in lontananza, simili a bianche farfalle, e scorrevano rapide, spinte dalla fresca brezza mattutina. Sulla spiaggia invece, dei fanciulli chiassosi, laceri e sudici, si ruzzolavano fra le dune, mentre le loro madri frugavano le sabbie per sorprendere le capelunghe, che sono così numerose sulle rive dell'Adriatico, o raccoglievano le conchiglie spinte a terra dal flusso. In aria volteggiava qualche gabbianello dalle candide piume. Padron Vincenzo, sedutosi a poppa, guardava distrattamente le onde rotolanti sul lido, mentre lo slavo, sempre silenzioso ed accigliato, spingeva innanzi la scialuppa, tenendosi a cinquanta braccia dalla costa. Già cominciavano a distinguere le scogliere che difendono l'entrata del porto di Chioggia e le massicce muraglie del forte di San Felice».
(Emilio Salgari, "I naviganti della Meloria", 1902)
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