«Quante volte ch’ò scoltà
chél vecio campanile
co ‘l so angiolo là issà,
mugugnando per la bile
de no ‘vére le so ale
e, per questo, no puodèva
fare come a fèva elo
ch’ogni tanto a se zirèva
da la banda mia de mi
e mi, alora, ghe disèva:
“Lassa che vegna da ti
e te faga compagnia,
farò tuto come ti
e stando ‘rente casa mia
mirarò ‘sta bela Ciósa
ch’amo come ‘na morosa»
(Carlo Menetto)
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