«Vinsi il concorso e fui destinata a Cavanella d'Adige, dove rimasi per ben sette anni. Così, il 1° ottobre 1953 iniziai il mio insegnamento con una certa trepidazione, ma con entusiasmo, speranza e desiderio di fare. Giunta alla stazione di Cavanella e scesa dal treno, mi apparve un panorama stupendo, che più volte ho rivisitato nella mia memoria. Il fiume Adige grande e ricco di acque, che tante volte avevo individuato nelle carte geografiche, era lì vivo e potente in tutta la sua bellezza. Il piccolo paese, che ancora portava i segni della guerra, era tutto raggruppato attorno alla chiesa con un altissimo e robusto campanile; la piazza con ufficio postale, bar e negozi era il centro della vita e delle relazioni sociali. La scuola era grande e nuova, circondata da tanto spazio verde e alberi di pioppo. Sullo sfondo s'intravedeva l'imponente costruzione del genio civile che dava lavoro a molte persone e garantiva la sicurezza degli argini dell'Adige. Davanti a questo complesso si trovava il teatro dove si proiettavano film e dove i ragazzi recitavano richiamando grande affluenza di pubblico, e anche le autorità civili. Ai margini del paese c'erano una grande fattoria e una vasta campagna, proprietà del conte Salasco. La visione di tutte queste cose e di tante altre mi fecero tirare un sospiro di sollievo e dire "sono capitata davvero bene!"».
(la maestra Luigina Bartolini, in "Cavanella d'Adige e dintorni - Fatti, luoghi, persone" di Gabriele Crocco e Ismaele da Re, 2018)
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