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venerdì 8 marzo 2019

IL MISE: NON C'E' ALCUNA AUTORIZZAZIONE PER LE NAVI GASIERE


«La sentenza del Consiglio di Stato non autorizza l'attività del deposito Gpl». L'avvertimento era arrivato, proprio all'indomani della sentenza, negativa per il Comune e il Comitato No-gpl, direttamente dalle voci del sindaco Alessandro Ferro e del presidente del Comitato, Roberto Rossi. Poteva sembrare una considerazione consolatoria, o una prospettiva ancora incerta su cui indirizzare le future azioni di protesta. Ma, da ieri sera, quella considerazione ha un peso maggiore. Con quello che ha tutta l'aria di essere un assist politico all'amministrazione comunale e al Comitato, sulla home page del ministero dello sviluppo economico (Di Maio, per capirci) è comparsa una note che dice esattamente quella frase: la sentenza non autorizza l'attività del deposito. Nella sostanza si sostiene che l'autorizzazione interministeriale del 2015, che il Consiglio di Stato ha riconosciuto valida e legittima, riguarda solo la parte “a terra” del deposito e che nulla stabilisce per quanto riguarda la necessaria parte complementare relativa al traffico marittimo che «in stretta vicinanza del canale navigabile, al centro cittadino e a zone densamente popolate», tramite le navi gasiere e le imbarcazioni di appoggio, dovrà portare il gas a Chioggia da scaricare nei “bomboloni” di Val da Rio. Per poter effettuare queste operazioni è necessaria una modifica, una variante, al piano regolatore del porto di Chioggia «che attualmente non consente tale attività». Ricordando il documento che i ministeri dello Sviluppo Economico, della Infrastrutture e dei Beni Culturali avevano trasmesso al Consiglio di Stato, esprimendo netta contrarietà all'opera, la nota del Mise, ribadisce come obiettivo primario del Governo quello di «preservare la sicurezza dei cittadini del Comune di Chioggia e l'intera economia del territorio che rischia di venire compromessa da questa attività». Il seguito della partita si giocherà, ora, al tavolo tecnico a cui sono state convocate tutte le parti, «per riesaminare l'intero iter autorizzativo», convocato per il 19 marzo a Roma.

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