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sabato 19 ottobre 2019

PESCHERECCIO AFFONDATO A CA' ROMAN, PARLA ELIO TINA: "RADAR FUORI USO, SIAMO NAUFRAGATI PER UNA BRICCOLA SOMMERSA"

Non ci sta, il capitano Elio Nordio detto Tina, a passare per ubriaco. Eppure questa è la voce che è circolata in città dalla mattina di ieri, quando si è appreso che il suo peschereccio Riccardo T. si è arenato dopo un urto davanti alla riva lagunare di Ca’ Roman: seduto nella sua abitazione di Sottomarina, in un dialogo esclusivo con Chioggia Azzurra, il 67enne pilota racconta la propria versione dei fatti. «Qualche furbo ha voluto registrare la conversazione che ho avuto con la Capitaneria di Porto di Chioggia – esordisce “Tina” - ma quello è il mio modo di parlare e chi mi conosce lo sa. Troppe chiacchiere senza sapere le cose, perché non avevo bevuto. Io non ho mai negato uno o due bicchieri di vino facendo merenda, ma non ero ubriaco e avevo anche lo stomaco pieno da mezzanotte».

Cosa è successo dunque attorno alle 2 della notte fra giovedì e venerdì? «Improvvisamente si era spento uno dei radar – racconta Elio Nordio – e anche l’altro aveva avuto un contatto. Abbiamo così telefonato alla Capitaneria, che ci ha chiesto se avessimo bisogno di un supporto per tornare indietro. Avevo risposto che stavamo per imboccare il porto di Malamocco (in realtà, secondo la CP, Nordio aveva detto di trovarsi alle bocche di Chioggia ma i tracciati lo smentiscono, ndr). Ho provato a riaccendere i radar, uno malamente segnava qualcosa. Poi dopo il cimitero di Pellestrina ho avvertito un grosso colpo: abbiamo urtato una brìcola sommersa e siamo andati in secca. C’era nebbia, eppure le brìcole si percepivano a vista».
Chissà, forse avesse accettato l’aiuto della Guardia Costiera -oppure avesse ormeggiato a una delle brìcole fino all’alba- il Riccardo T non sarebbe andato a fondo e il suo comandante non avrebbe rischiato di morire in cabina, salvato da Nicola Guatti Zuliani del servizio Safety Sub che era di vigilanza al Mose. Altri discorsi sono stati messi in giro riguardo lo stato di salute dell’uomo al timone: «Mi curo con 12 pastiglie al giorno – conclude Elio “Tina” - e ricorro all’insulina per il diabete tre volte al giorno e una la notte, così riesco a sentirmi bene. Chissà, magari qualcuno è rimasto anche contento del disastro, ma io vado avanti per la mia strada come sempre». Domani potrebbero iniziare le operazioni di recupero: ieri infatti non c’era posto nel cantiere designato.

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