La Capitaneria di Porto fa sentire la sua voce in merito al Piano di Emergenza Esterna relativo al deposito di gpl in Val da Rio. Lo ha fatto il comandante in seconda, capitano di fregata Armando Piacentino, alla riunione convocata dalla Prefettura di Venezia lo scorso 18 settembre: il quarto incontro del tavolo tecnico ha avuto luogo al comando provinciale dei Vigili del Fuoco. Il verbale è riportato, con evidenziazioni proprie, dal comitato No Gpl, che osserva come i rilievi del comandante Piacentino -non presente alle precedenti sedute- impattano sulle questioni relative alle navi gasiere e al caso di un incendio: il comandante Piacentino chiede se la nave gasiera e i relativi rimorchiatori rappresentino essi stessi una fonte di innesco in caso di rilascio di gas.
Era stato detto infatti che, in un’area di interdizione di 500 metri, non dovevano crearsi possibili fonti di innesco, mentre nel verbale della prima riunione del tavolo il 17 maggio scorso era stato riportato che in caso di incidente la nave dovesse allontanarsi dall’impianto. Il capitano ha quindi chiesto che fosse chiarito cosa deve fare la nave, se in caso d’allarme rimanere là o staccarsi dalla banchina. L’ingegner Francesco Pilo dei Vigili del Fuoco ha risposto che i tempi di disormeggio della nave sono di gran lunga maggiori di quelli in cui si manifesta il cosiddetto “jet fire” a seguito di dispersione di gas. La manichetta alla banchina ha una valvola di sicurezza che interrompe il flusso del gas, oltre a getti d’acqua potentissimi e sistemi antincendio autonomi sulla nave gasiera.
Tuttavia, nell’analisi di sicurezza del deposito l’incendio a bordo della nave gasiera non è considerato, sulla base del decreto legislativo 105/2015: l’episodio è comunque considerato dai tecnici esperti uno scenario poco credibile, che ha bassissime probabilità di verificarsi. Ma il comandante Piacentino valuta e ribadisce che esso debba comunque essere considerato nel Piano d’Emergenza Esterno, anche se secondo l’ingegner Pilo il problema va affrontato entro un altro piano, quello di emergenza portuale.
Inoltre, la Capitaneria sostiene che non sarà possibile presidiare la zona portuale a sud del deposito, perché non raggiungibile da nord senza attraversare la zona d’attenzione preclusa al traffico, e invece raggiungibile da sud attraverso canali interni: ma in tempi eccessivamente lunghi per far fronte agli scenari ipotizzati. Per quanto riguarda l’area a nord, non è detto che il mezzo nautico in servizio tutto il giorno e la notte per il pattugliamento e il soccorso in mare possa assicurare il tempestivo intervento tenuto conto dei tempi di approntamento e l’eventualità che sia impegnato in altri scenari. Secondo la Capitaneria di Porto di Chioggia, infine, i segnali sonori e luminosi possono impedire l’ingresso di unità minori (ossia i pescherecci e gli scafi dei diportisti) nell’area, ma non l’avvicinamento di navi mercantili già in manovra in prossimità al momento dell’attivazione dell’allarme.
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