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venerdì 31 gennaio 2020

VISITA DELL'UNESCO AL DEPOSITO DI GPL: LE IMMAGINI DELL'IMPIANTO COME NON LO AVETE MAI VISTO

La visita dei tre commissari dell'UNESCO, lo svizzero Bernhard Furrer, l’ungherese Reka Viragos e il tedesco Tobias Salathe, ieri a Chioggia per i protocolli di protezione internazionale a Venezia e alla laguna, è stata l'occasione per una visita estemporanea all'interno del deposito di gpl ultimato in Val da Rio. Già, perché nelle intenzioni del sindaco Alessandro Ferro e dell'assessore all'ambiente Marco Veronese vi era unicamente il proposito di una sosta esterna all'impianto assieme ai commissari, per rappresentare loro le criticità più volte manifestate, a partire dalla mancanza di una procedura di VIA (valutazione d'impatto ambientale) e del parere della commissione di Salvaguardia.

Una volta giunta in Val da Rio, scortata dalle forze dell'ordine con polizia di Stato e carabinieri, la delegazione ha avuto la sorpresa di vedersi aperte le porte dell'impianto da parte del manager Pierpaolo Perale, dirigente di Socogas, che ha condotto amministratori e ospiti internazionali alla scoperta del suo funzionamento. L'attenzione dell'UNESCO si è focalizzata sul fatto che della costruzione dell'impianto non era stata data comunicazione all'ente, che avrebbe potuto rilevare in quanto insito nella laguna di Venezia, protetta appunto dalle politiche internazionali.
Al termine della visita al deposito di gpl, Furrer, Viragos e Salathe sono stati ricevuti in municipio, dove i vertici della giunta hanno consegnato sia una nota del comitato No Gpl che racconta l'iter dell'impianto e i motivi di avversione, sia un repertorio circostanziato relativo al Forte di San Felice, per il quale il Comune di Chioggia chiede una valorizzazione ulteriore nel compendio dei forti lagunari.
La consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Erika Baldin, commenta così la visita dell'UNESCO: «Una volta per tutte è chiaro di chi sia la responsabilità di aver sfregiato la laguna di Chioggia con il deposito di gpl, malgrado le opposizioni e i dubbi di comitati, ambientalisti e amministrazione locale. Il rappresentante dell'UNESCO l'ha denunciato chiaramente: quel deposito rappresenta una variazione inaccettabile al sistema ambientale.
Di chi è la responsabilità? Noi del Movimento 5 Stelle, i comitati civici e l'amministrazione comunale lo diciamo da tempo: a tacere dello scempio che si stava perpetrando è stata l'amministrazione capofila di Venezia assieme a chi ha governato il Paese fino al 2017. La solita politica che per agevolare gli affari passa sopra anche ai siti tutelati a livello internazionale. Ora si ponga rimedio, chi ha mancato si assuma le proprie responsabilità davanti all'UNESCO e soprattutto agli abitanti della laguna. Da parte nostra vigileremo affinché vergogne simili non avvengano mai più».

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