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martedì 19 maggio 2020

TURISTA CHIOGGIOTTA FERMA DA OLTRE 70 GIORNI NELLE ISOLE CANARIE PER IL BLOCCO DEI VOLI VERSO L'ITALIA: «QUI SI STA BENE, MA MI MANCA LA MIA VITA»

Due mesi che diventeranno almeno tre, al sole delle Canarie. Meglio di un pugno in un occhio, si potrebbe dire: ma se non c'è la possibilità tangibile di tornare indietro, anche questa diventa una forzatura. È quanto sta succedendo ad Alessia Sambo, chioggiotta di 34 anni, che dal 6 marzo è ferma a Fuerteventura, nelle isole spagnole al largo della costa marocchina. La donna -che abitava ultimamente a Verona- vi si era recata per un periodo di vacanza a casa del suo miglior amico e collega, pure chioggiotto, trasportato al piccolo paese di El Cotillo dalla passione per il surf: appena arrivata nel Paese iberico è cominciata la diffusione del Covid e le compagnie aeree hanno iniziato ad annullare i voli.
«E continuano tuttora - racconta Alessia a Chioggia Azzurra - tanto che tre possibilità sono andate annullate. Rimangono solo quelli concessi gentilmente dal Ministero degli Esteri per chi ha la necessità urgente di tornare. Si tratta di un volo ogni quaranta giorni, ma viene fatto pagare assai caro». Alessia Sambo -che in questo periodo è aiutata a distanza dalla madre (insegnante in pensione) per le ulteriori spese impreviste- avrebbe dovuto tornare il 9 maggio: «E invece era già esaurito, così come il prossimo del 15 giugno.
Ormai temo di dover restare ospite qui fino a luglio, perché non corre notizia nemmeno di voli interni dalle Canarie alla Spagna». Le stesse isole, tuttavia, si sono accordate con la Germania per un corridoio aereo turistico a luglio, quindi si pensa anche a quella soluzione. Anche altri italiani, giovani di Bologna, si trovano nella medesima situazione e attendono notizie: «Non siamo in quarantena - specifica Sambo - ma ovviamente è impossibile uscire dall'isola senza un aereo».
Come funziona da quelle parti con il virus? «Le restrizioni sono state blande - spiega la 34enne - utilizziamo la mascherina e i guanti solo per uscire a fsre la spesa. L'isola è semideserta, se non per gli abitanti stanziali, che hanno sempre avuto la possibilità di uscire a orari scaglionati. Il paese di El Cotillo nello specifico è piccolo e viveva di turismo, abitualmente già in primavera. Ma gli aeroporti sono chiusi, da fuori non arriva nessuno e così anche chi ha un negozio ha deciso di non aprire perché non guadagnerebbe: anche qui attendono la riapertura dei voli, tutto dipende da quello».
La scelta fatta dagli amministratori canarini è andata verso l'istituzione di orari differenziati per i movimenti: gli sportivi (soprattutto surfisti) possono praticare attività dalle 6 alle 10 del mattino, oppure dalle 20 alle 23. In altre parti della giornata è consentito uscire con i bambini, in altre ancora portare a passeggio i cani: da qualche giorno comunque gli orari sono stati ampliati. «Qui le persone si aiutano l'un l'altra nel bisogno - conclude Alessia Sambo - sia per fare la spesa che proprio a livello economico. Non ci sono tanti locali della movida come a Tenerife. Personalmente sono in standby, trovo sempre qualcosa da fare: sport d'acqua e di terra, camminare in riva al mare. Ma sì, mi manca la mia vita».

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