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giovedì 16 luglio 2020

IL MERCATO ORTICOLO DI BRONDOLO TIRA LE SOMME: LA PEGGIORE STAGIONE IN ASSOLUTO PER IL RADICCHIO, CHE HA PERSO IL 60% DEL PROPRIO VALORE RISPETTO AL 2019

Il mercato ortofrutticolo di Chioggia tira le somme della stagione primaverile per il comparto orticolo clodiense, nel periodo più difficile per l'emergenza da Covid. «I numeri parlano da soli - afferma l'amministratore Giuseppe Boscolo Palo - e sono testimoni che la primavera sia stata molto difficile, la peggiore in assoluto. I soli conferimenti al mercato non sono esaustivi della quantità prodotta dalle aziende orticole operanti nel territorio, perché alcune di esse hanno come riferimento altri mercati, oppure vendono direttamente ai commercianti attraverso accordi fissati mesi prima dell’inizio della raccolta. È indubbio però che il mercato orticolo di Brondolo sia il riferimento nazionale per i radicchi della tipologia tondo e lungo».
Le quotazioni registrate sono state impietose, soprattutto per il tondo: «Sicuramente l’effetto della chiusura di canali di vendita quali l’HoReCa (hotel, restaurant, catering), i mercati rionali e l’export è stato devastante per quasi tutti gli ortaggi che andavano in produzione, ma noi come altri abbiamo pagato anche per alcuni aspetti strutturali del sistema ortofrutticolo nazionale». I dati evidenziano nel secondo trimestre, periodo reddituale chiave per il comparto, un calo dei volumi conferiti del 45%, dovuto in gran parte alla distruzione del prodotto sul campo per l’esiguità del prezzo offerto al produttore, e una perdita del 60% sul valore rispetto allo stesso periodo del 2019. Per il lungo, invece, le perdite riferite all’anno precedente sono state più contenute, con una diminuzione del 13% del volume e del 10% sul valore.
«Va tenuto presente – sottolinea Boscolo Palo – che il 2019 è stato definito l’annus horribilis per l’ortofrutta nazionale, e nel comparto locale i prezzi di vendita del radicchio tondo sono scesi sotto il costo di produzione. Per il radicchio lungo i prezzi medi hanno consentito e consentono anche quest’anno di respirare economicamente, ma la produzione clodiense del tondo è sempre più in sofferenza, a causa della compressione esercitata dal prodotto invernale marchigiano frigoconservato, e da quello ferrarese contrattualizzato di maggio».
Si assiste così alla generalizzazione delle difficoltà di commerciare gli ortaggi, che aveva investito quest'area di produzione nella prima fase dell’emergenza da Covid-19 con il lockdown, e che ora riguarda un po’ tutti i mercati all’ingrosso nazionali. Le ragioni di questa crisi di mercato sono riconducibili a molti fattori, tra cui senza alcun dubbio la contrazione della capacità di spesa di molte famiglie (nel “ricco” nord le famiglie povere sono aumentate del 165% per via del Coronavirus, più che al centro, +79%, e al sud, +72%, secondo i dati dell'Unione europea delle cooperative), ma anche la maggiore propensione delle persone a coltivare orti familiari sia in campo che sul balcone.
Le previsioni delle vendite al dettaglio per il primo semestre 2021, come riporta uno studio di IRI Liquid Data, fissa un calo del 3.8% in quantità e del 4.2% in valore, previsioni che favoriranno -da parte della grande distribuzione organizzata- politiche incentrate sulle promozioni, a tutto danno dei produttori. Dalla lettura di questi indicatori e delle modalità operative fin qui seguite dalla filiera, si rafforza la convinzione che l'offerta inviata da Chioggia Ortomercato all’assessore regionale Giuseppe Pan per un “nuovo risorgimento dell’ortofrutta veneta” possa e debba essere attuata: per la ripartenza post Covid è obbligatorio intervenire sul rapporto e sulle modalità operative tra gli attori della filiera (produttori, mercati all’ingrosso e alla produzione, grande distribuzione e dettaglio specializzato), riequilibrando il potere contrattuale affinché ci sia una piena valorizzazione del made in Veneto nel più ampio contesto del made in Italy.
«Tutto questo, per il comparto orticolo di Chioggia - conclude Boscolo Palo – significa valorizzare l’Indicazione Geografica Protetta (IGP) del Radicchio: dobbiamo distinguerci nel mercato e comunicarlo. Non mi stancherò mai di dire che l’IGP è l’unico strumento utile per un reale rilancio e una duratura redditività per l’impresa agricola e per il sistema che ci gira attorno. Noi dobbiamo concretizzare un piano strategico regionale innovativo che veda coinvolti tutti i Radicchi IGP veneti, i quali sono un fiore all’occhiello per la Regione. Su questa linea si sta muovendo la Regione Emilia Romagna, che per rilanciare la propria ortofrutta sta elaborando un grande progetto che vede la centralità della Pera IGP».

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