«Probabilmente vinceremo, di certo non perderemo». È ottimista il sindaco Alessandro Ferro, al varo della candidatura di Chioggia a capitale italiana della cultura per il 2024: il comitato primigenio dei promotori, con Giuseppe Penzo, Raffaella Perini, Alessia Boscolo Nata, Matteo Doria e Nicola Nicchetto, ha infatti convocato nella maestà di palazzo Goldoni il primo cittadino, l'assessora alla Cultura Isabella Penzo e i tre consiglieri regionali chioggiotti -Erika Baldin, Marco Dolfin e Jonatan Montanariello, forse per la prima volta assieme in un'uscita pubblica- per dare ufficialmente il via alle operazioni propedeutiche, che passano dall'amministrazione e dalla politica tanto quanto il coinvolgimento delle associazioni e dei corpi intermedi della società clodiense.
Unica la città, vocato ai giovani l'intento della candidatura: così Giuseppe Penzo la introduce, attribuendo a Matteo Doria la prima scintilla che ha poi dato vita a un fervido dibattito, in Rete e fuori, tra «chi vede la città come non idonea a candidarsi, e chi come noi parte dall'idea che l'unicità di Chioggia abbia le carte in regola per farlo». Presto è arrivato il documento scritto a otto mani, la creazione di un gruppo facebook di supporto, il dialogo con le associazioni. Pino Penzo annuncia per il prossimo 21 aprile l'incontro virtuale con l'assessore veneto alla cultura, Cristiano Corazzari: «C'è tanta strada da fare, ma sappiamo che questa esperienza è unica poiché parte dalla società civile. Protagonisti dovranno essere i giovani. Chiediamo un sostegno virtuoso e lavoriamo affinché Chioggia torni motore politico, sociale, culturale del territorio, in sinergia con il Delta e della Città Metropolitana».
Solletica le corde dell'orgoglio civico Raffaella Perini, quando afferma che «Chioggia è molto altro rispetto a quanto spesso si legge. Una città speciale, particolare non solo dal punto di vista storico e artistico, ma anche antropologico. Spontanea, vivace: il clima che vi si respira non è lo stesso di altre città assai turistiche». Secondo Raffaella, il progetto di cui si parla dev'essere «de tutti», come le panchine dell'indimenticato Mariano: «Dobbiamo mostrare al mondo l'originalità e il talento incredibile di tanti concittadini, in modo il più inclusivo possibile. A partire dalle scuole di ogni ordine e grado, perché l'obiettivo è il futuro». Quindi non solo le tradizioni, ma anche cosa la città può diventare: «Matera e Procida hanno ottenuto la nomina perché hanno saputo illustrare come si pensano fra dieci anni. Per fare questo c’è bisogno dei bambini e dei ragazzi. È il momento di costruire ponti: non solo con l'altra candidata Vicenza, nel nome dei Santi patroni comuni, ma anche con Padova, le città di mare, ricostruire antichi legami con l'altra sponda dell'Adriatico, coinvolgere i chioggiotti espatriati».
Alessia Boscolo Nata ha raccontato la genesi del progetto a livello nazionale, istituito nel 2014 dal ministro Franceschini per premiare le "avversarie" di Matera alla corsa alla candidatura di città europea della cultura. Non c'è in ballo solo un milione di euro a chi si aggiudica il prestigioso riconoscimento: lo insegna Procida, piccola isola tra i vasi di ferro, che ha saputo vincere raccontandosi in alterità rispetto alla grande vicina Napoli. «Chioggia non è una piccola Venezia - spiega Alessia Nata - ha sua storia millenaria. Altre città sono state candidate dall’amministrazione comunale, qui l'origine è venuta dal basso. E tutto quello che è successo fino ad ora non è ancora l’inizio: occorrono l'accompagnamento del sindaco, l'affidamento del project management, l'appoggio delle Università».
Inoltre, urge riprogettare, restaurare, conservare edifici e beni: «Quello che facciamo è un dono - commenta appassionatamente Alessia - un paio di occhi nuovi con i quali guardare la città. Perché la bellezza salverà Chioggia, ma è necessario entrare in un vortice virtuoso. La capitale della cultura non è una bacchetta magica che farà sparire l'ignoranza e la piccola criminalità, così come anche le altre città non sono diventate perfette. Semmai ci si libera dell'ignoranza per scegliere e sapere da quale parte stare». Importante l'idea di "progettare per sempre": «Procida ha imbastito idee e infrastrutture fino al 2032, dieci anni dopo la candidatura. Non solo infrastrutture per eventi». Intanto anche chi "non si guarda in faccia" ha sotterrato le asce di guerra per l'obiettivo comune, che non è vincere e nemmeno il milione, quanto «rimettere in movimento la città», uscendo dai modi di operare che l'hanno permeata finora».
A Matteo Doria il compito di spiegare "i requisiti" di Chioggia ricorrendo alle Muse della classicità: laguna, mare, terraferma, le vicine valli da poter fruire. La storia del sale attraverso la Marciliana da sviluppare, la forma urbis immutabile e il "chioggismo" in pittura. La torre dell'Orologio simbolo della città della scienza, i naturalisti come Olivi e il suo museo che collabora con l'Università. Nelle Muse di Matteo c'è spazio per una Diocesi antichissima, presente in loco fin dal 1110, e poi il teatro di Goldoni e delle compagnie locali, la classicità al liceo, lo studio del dialetto. Mille espressioni musicali, dai talenti internazionali come Domenico Nordio alle scuole di canto, di danza, il Coro Popolare, la Banda e il recupero di Chioggia Rock. Senza dimenticare la tradizione delle tecniche di pesca, della quale la città è ancora capitale adriatica e italiana, alla prova della gastronomia. Sempre più set cinematografico, la scenografia naturale immortalata nelle pellicole diventa veicolo per il turismo: «Il tutto supera la somma dei singoli elementi».
La parola poi al sindaco Alessandro Ferro, che si è detto «affascinato fin dal principio, dalla passione nell’argomentare da parte dei promotori È un'iniziativa da portare avanti a tutti i costi: io stesso ho avanzato al consiglio comunale un atto d’indirizzo, proprio per avere l'unanimità dell’emiciclo, e sarà sottoposto al voto nella prossima seduta». Poi verrà nominato un comitato tecnico-scientifico, di supporto alle idee che già ci sono e mirato a svilupparne altre, con un project manager per coordinare iniziative ed eventi, quindi depositare la candidatura. «La città non merita la nomea che ha», conclude Ferro: «Chioggia2024 sia l'occasione di riscatto che aspettiamo da tempo. Ci sono tante vocazioni nascoste per non imbarcarsi in quest'avventura».
I tre consiglieri comunali hanno aderito a stretto giro di posta all'ipotesi di candidare Chioggia. Erika Baldin pone l'attenzione al «commercio di vicinato che a Venezia non c’è più, ai colori che raramente si vedono altrove. Un turismo che non sia mordi e fuggi né usa e getta, ma sostenibile rispetto al paesaggio. Chioggia2024, soprattutto, non deve avere colori politici: Pieve di Soligo è stata unanime nella sponsorizzazione della candidatura». Ricordando che «con la cultura si mangia, perché un euro investito in cultura ne genera due negli altri settori».
Dal canto suo, Marco Dolfin apprezza il fatto che «altrove l’interesse è stato catapultato, qui invece stiamo dimostrando interesse vero alla candidatura, sia quale riconoscimento che motore del cambiamento necessario. È il preludio per cominciare a ragionare di ciò che può essere utile alla città, a munirci di ciò che manca e far stare meglio i cittadini, a prescindere dalla scadenza del 2024. Sono orgoglioso di questo percorso perché consentirebbe di uscire dalle secche».
Nel ringraziare «chi dà gambe a questa idea bella e importante», Jonatan Montanariello ammonisce a «non invidiare più le cose agli altri: produciamole noi. A Chioggia gli elementi positivi sono superiori rispetto a quelli negativi, che vanno comunque corretti, partendo da uno studio sociologico il quale dimostra come le persone invecchiano sempre di più, mentre il mercato immobiliare allontana i giovani dalla città». La lungimiranza del ministro Franceschini, continua il consigliere regionale, ha portato all'instaurazione di un rapporto proficuo tra pubblico e privato nelle città coinvolte: «Il percorso non si deve fermare al 2024 - concorda Montanariello - ma stare al passo coi tempi, con l’ambiente e la coesione sociale. La politica non deve mettere cappello, né solamente aiutare le istanze del territorio, ma alzare il livello del dibattito per far emergere i soli aspetti positivi, che sono maggioritari». Ritorna il concetto di unicità: «Chioggia possiede alternative che Venezia non ha, dobbiamo essere espressione di una visione alternativa a quella del capoluogo», conclude Montanariello.
Nel leitmotiv giovanile, che ha percorso tutta la "posa della prima pietra" di Chioggia2024, i promotori iniziali hanno chiesto all'assessora Isabella Penzo di farsi promotrice con i dirigenti scolastici dell'avvio di una discussione: «I giovani sono il presente, non solo il futuro. Anche se purtroppo fa più rumore un albero che cade - ha detto l'assessora - rispetto a una foresta che nasce. Questo progetto deve innescare un processo di cambiamento che può partire solo se riguarda ciascuno e consente di riscoprire valori quali il rispetto della propria città, la lotta all’ignoranza: se vinceremo, saremo sotto gli occhi del Paese. Ma se inneschiamo questo cambiamento, avremo già vinto». Il progetto, ora, è tutto da scrivere: ma la traccia trasparente è quella giusta.
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