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venerdì 10 settembre 2021

“LAGUNA RESET 2”: PROBABILE PROCESSO DI APPELLO PER 125 PESCATORI E SEI AZIENDE

Sono arrivati ieri, a 125 pescatori e operatori commerciali della filiera della molluschicoltura, chioggiotti e polesani, e a 6 aziende che operano nel settore, gli avvisi di conclusione delle indagini relativamente d un’inchiesta per associazione a delinquere, pesca abusiva, danneggiamento ambientale e frode in commercio, condotta dal Pm veneziano Giorgio Gava, a partire dal 2016. L’inchiesta ne ricalca una precedente, condotta dallo stesso Pm, denominata Laguna Reset e che, tra il 2014 e il 2019, riguardò 42 imputati che finirono, poi, tutti assolti per quella che, con il vecchio codice penale, si sarebbe detta insufficienza di prove, c'erano stati però prima del giudizio 110 patteggiamenti. Il sistema ipotizzato, in entrambi i casi, è lo stesso: i pescatori raccoglievano vongole veraci in aree vietate (Marghera, Fusina, ecc.), con sistemi (la “giostra” con il motore fuoribordo o la turbosoffiante) che danneggiano il fondale della laguna. La merce veniva, poi, consegnata ad aziende di commercializzazione, per lo più compiacenti, con false certificazioni d’origine (contraffatte o usate più volte per carichi diversi) e finiva, infine, sui banchi dei mercati come “sana” quando, invece, non c’era alcuna garanzia sulla sua qualità. Il lavoro più “pericoloso”, per la sorveglianza delle forze dell’ordine, veniva svolto con la protezione di alcuni “pali”, ovvero parenti, amici, fidanzate dei pescatori che stavano di vedetta su barche, fuori dalle zone di pesca, per avvertire dell’arrivo delle forze dell’ordine. Un sistema organizzato, quindi, che copriva l’intera filiera produttiva, da qui l’accusa di associazione per delinquere. Un’ipotesi di reato che dovrà reggere, quando verranno presentate le richieste di rinvio a giudizio, all’esame del giudice per l’udienza preliminare e, poi, al dibattimento. Visto quanto accaduto con l’inchiesta Laguna Reset è probabile che, stavolta, gli investigatori, abbiano prestato particolare cura a raccogliere le prove e dimostrare le interconnessioni tra i vari livelli delle filiera. Ma, indipendentemente dal risultato di queste indagini, sembra di poter dire che rimane aperto un problema sociale: quello di tante persone che, non trovando altre opportunità per campare, si buttano sulla pesca abusiva. Sia chiaro: è un reato ed è un comportamento socialmente e moralmente sbagliato, ma sono decenni che questo problema è lasciato in mano solo alle forze dell’ordine e che mancano adeguate politiche per il lavoro.

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