I pescatori continuano a riunirsi per trovare una maniera ancora più eclatante per farsi sentire da Roma, dal Governo centrale. Più passano i giorni più si rendono conto che i tempi per avere ciò che gli spetta di diritto, dopo le decisioni già prese sono troppo dilatati per accontentare tutti.
I pescatori sono imprenditori, le loro barche sono le loro aziende. Su di esse hanno investito tempo e denaro ed ora, che sono in sofferenza, e che lo stato ha promesso ristori, non capisco il motivo di doverli attendere per tempi biblici.
Una prima riunione questa mattina, una seconda oggi pomeriggio ha visto coinvolte le istituzioni. Tante parole sono volate in sala riunioni al mercato ittico e spesso hanno messo pescatore contro pescatore perché la pesca a Chioggia non è monotipo ma ci sono esigenze diverse in settori diversi, a partire dalle volanti che lavorano sotto contratto e non possono permettersi di aderire allo sciopero in quanto non rispetterebbero i contratti firmati e rischierebbero cause legali.
Sembra che sia girata la voce che qualcuno sia disponibile a recarsi a Roma per dimostrare quanto il settore ha bisogno di essere ascoltato. C’è chi afferma che si voglia bloccare in modo pacifico l’attività del mercato ittico. Sono voci , sentite correre tra persone che hanno veramente paura di non farcela a portare un utile alla famiglia e all’equipaggio.
L’appoggio a livello di solidarietà va bene e lo hanno dato tutte le istituzioni, a tutti i livelli, ma adesso bisogna muoversi. La pesca sta affogando chi ha il salvagente in mano si decida di lanciarlo.
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