“Meglio tardi che mai” lo avrebbe detto sicuramente l’ex parlamentare Giuliano Godino, storico agente marittimo del porto di Chioggia scomparso a gennaio di quest’anno.
Lo avrebbe detto leggendo l’articolo pubblicato sul gazzettino di oggi: “FINO AL PORTO IN MARE CON UN TUNNEL” a firma di Elisio Trevisan.
Infatti nell’articolo si riporta di un progetto della Norvegese Norconsult per la realizzazione di un porto offshore a Venezia (per navi mercantili e passeggeri) che verrebbe poi collegato alla terraferma con un tunnel sottomarino percorso da treni elettrici, sempre nell’articolo si cita anche il presidente del porto di Venezia dal 2008 al 2017 Paolo Costa che per primo aveva sostenuto l’ipotesi di un porto off shore in considerazione del fatto che la tendenza mondiale è di costruire navi mercantili sempre più grandi e che la laguna di Venezia a causa delle paratoie del Mose, a seconda delle maree “eccezionali” non permette l’accesso al porto di Venezia.
Tutte criticità anticipate da decenni ed è proprio qui che citiamo il compianto Giuliano Godino: “Un porto Off Shore non ha senso per la rottura di carico” tradotto: il costo del trasferimento delle merci dal porto Off Shore alla terraferma tramite naviglio più piccolo comporterebbe costi tali da mettere da subito fuori mercato qualsiasi porto off shore.
Quindi, finalmente, si è capito che serve un collegamento diretto con la terraferma e quindi ben venga un progetto relativamente futuristico considerato che l’eurotunnel che collega il Regno Unito con il continente è lungo 50 km ed è stato realizzato 30 anni fa.
Domanda, forse campanilistica, ma perché tale opera dovrebbe essere realizzata a Venezia? Ricordiamo che per un’eventuale porto off shore una collocazione nelle vicinanze di Chioggia godrebbe di un maggior fondale e quindi la possibilità di attracco per navi più grandi.
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