Il Porto di Chioggia è allo sbando. Sono stati ufficializzati ieri i numeri del fatturato relativi ai primi otto mesi del 2017, e parlano di un dimezzamento degli introiti rispetto all'anno precedente. Il traffico, secondo Alfredo Calascibetta (presidente del Comitato per il Rilancio del Porto), ha subito forti rallentamenti anche per via del fermo imposto ai porti algerini, dai quali transitavano molte delle navi che poi si dirigevano a Chioggia: nel nord Africa la situazione è stata bloccata da ottobre 2016 fino allo scorso agosto. I piroscafi che ancora fanno rotta su Chioggia sono legati soprattutto al trasporto di tondini di ferro, una volta esauriti questi ci si chiede su quali merci si potrà ancora contare per il suo eventuale futuro sviluppo, o sarà il deserto. Ma ci sono altri particolari inquietanti: riporta Calascibetta che i soci di Impreport si sono diminuiti lo stipendio fino a 500 euro al mese, senza tredicesima, quattordicesima né ferie.
«Necessario l'escavo dei canali, o chiudiamo tutti», ribadisce il Comitato: «Bisogna intervenire con la Port Authority, ma finché resta in piedi la sua vertenza con ASPO per le aree, il presidente Musolino ha scritto al ministero che non seguirà questa sede. C'è disinteresse generale attorno a Chioggia». Anche la crocieristica stenta, in attesa di una soluzione al nodo del deposito gpl. Intanto si rincorrono sempre più frequenti le voci di dimissioni per il presidente di ASPO, Gian Michele Gambato: secondo alcune fonti sarebbero state presentate improvvisamente lo scorso venerdì, anche se risultano ignoti i motivi. Se confermate, non si esclude possano essere legate alla dismissione da parte del Comune delle quote nella società Terminal Crociere, o alla questione gpl, o proprio alla diatriba con la nuova Port Authority di cui si diceva poco sopra. Gambato è anche vicepresidente della Camera di Commercio di Venezia e Rovigo.
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