giovedì 7 ottobre 2021

PESCA, DOLFIN E PAN (LV): “LE RESTRIZIONI DELL’EUROPA SONO L’ENNESIMO COLPO AD UN SETTORE IN DIFFICOLTÀ: IL GOVERNO RISPONDA NO AL PROLUNGAMENTO DEL FERMO PESCA”

“Aumento delle giornate di fermo della pesca a strascico: No a queste direttive dettate dall’Unione Europea”.
Si intitola così la mozione approvata dal Consiglio regionale e presentata da Marco Dolfin e Giuseppe Pan, consigliere regionale e capogruppo del gruppo Liga Veneta per Salvini premier. 
“I provvedimenti europei propongono la progressiva riduzione dei giorni annui di attività in mare – spiegano i consiglieri – la nostra mozione impegna la giunta regionale ad attivarsi al governo, a farsi portavoce contro queste direttive assurde: non è aumentando i giorni di fermo che si risolve il problema, serve un nuovo sistema che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie”.
“Ogni anno – spiegano i consiglieri - il fermo pesca suggella a rotazione, su tutte le marinerie italiane, il blocco delle attività dei pescherecci che svolgono pesca a strascico per 30 giorni consecutivi. L’aumento dei giorni di fermo da parte dell’UE è l’ennesima scure che rischia di abbattersi su uno dei settori chiave dell’economia veneta. Il rischio è che ridurre i giorni di pesca possa sferrare un colpo letale a moltissime imprese della filiera ittica che generano quotidianamente ricchezza e sviluppo. Solo in Veneto, nel distretto di Rovigo e Chioggia, sono oltre duemila le aziende con quasi un miliardo di euro di fatturato”.
L’Adriatico, si legge nella mozione, per quantitativi di pescato, rappresenta il bacino più produttivo fra tutti i mari che bagnano le coste italiane: il Veneto, le Marche e l’Emilia‐Romagna e la Puglia “sono tra le prime cinque regioni per quanto riguarda l’attività – affermano i consiglieri - e messe insieme realizzano quasi il 50% della produzione nazionale. Questo ha stimolato lo sviluppo di una fiorente flotta peschereccia marittima, che si presenta numerosa ed eterogenea”. E proprio per la pesca in Alto Adriatico, ricorda la mozione, le attrezzature comunemente usate sono le reti a strascico e le volanti, le draghe idrauliche, le reti da posta e il palangaro, a volte le reti da circuizione.
“Il settore era già indebolito dalla progressiva riduzione nell’ultimo decennio della flotta da pesca nazionale e dal numero delle catture e dei pescatori imbarcati – affermano i consiglieri - dal periodo di pesante crisi dovuto all’epidemia da Covid-19: il malessere delle marinerie è a livelli massimi. Le cooperative, le imprese, i lavoratori, già provati duramente dagli effetti della pandemia, si trovano a fare i conti con nuovi ostacoli, spesso incomprensibili con minor possibilità di lavorare”. 
I mercati ittici attivi in Veneto, si legge nella mozione, si trovano a: Caorle, Chioggia, Pila, Porto Viro, Scardovari e Venezia, dove è possibile trovare sia prodotti di provenienza nazionale sia estera, “con un fatturato annuo di diversi milioni di euro che li proietta ai primissimi posti a livello nazionale”.
“Questa nuova riduzione dei giorni – aggiungono Dolfin e Pan - non è una risposta adeguata alla tutela dell’ambiente marino. L’aumento dei giorni di stop per lo strascico porterebbe l’attività di pesca sotto la soglia di sostenibilità economica. Le imprese che fanno pesca a strascico, in questo modo non hanno la possibilità di generare economia, sostenere i bilanci e l’occupazione. È necessario quindi rivedere urgentemente gli obblighi per le nostre marinerie”.
 Nel testo nella mozione è inoltre spiegato come il settore economico della pesca e l'acquacoltura nel Veneto sia uno dei più importanti e rilevanti in Italia dal punto di vista degli occupati coinvolti e in termini di fatturato, con particolare riferimento alla Laguna veneta e al Delta del Po in cui sono concentrate le maggiori aziende di produzione. “Secondo varie stime, il Veneto detiene il 7% di tutti i posti di lavoro collegati alla pesca e all'acquacoltura in Italia”.
“Con la nostra mozione – concludono Dolfin e Pan - vogliamo che il Veneto faccia sentire la propria voce al Governo e il Governo all’Unione Europea, contro queste direttive che rischiano di rivelarsi inutili oltre a danneggiare il settore già in crisi: serve invece un nuovo sistema che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie”.




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