mercoledì 4 maggio 2016

4 MAGGIO, ANNIVERSARIO DI SUPERGA: I FRATELLI BALLARIN, UNA VITA PER IL CALCIO

Il primo maggio 1949, all'aeroporto di Linate, un signore in borghese venne fatto scendere dall'aereo diretto a Lisbona, perché non aveva i documenti in regola per partire. Qualche giorno prima, a Torino, un giovane portiere da poco in organico ottenne invece -dalle insistenze del fratello difensore e dalla benevolenza del presidente- l'insperato dono di viaggiare verso la capitale portoghese assieme al campione e a tutta la squadra più forte d'Italia, forse del mondo: una trasferta premio per la terza scelta, che mai avrebbe giocato. In quel momento, Renato Gandolfi -la riserva del grande Bacigalupo- aveva salva la vita, e ancora non lo sapeva. Furono queste sliding doors del destino a privare il calcio italiano della più forte macchina da spettacolo della sua storia, e la famiglia Ballarin (conosciuta in città per la gestione di un paio di bar in corso del Popolo) di due figli nel fiore degli anni: assieme ad Aldo, titolare e nove volte nazionale, cadde anche Dino, già portierino del Clodia di scuola salesiana, entrambi con moglie e figlie stabilite in via Torricelli nel capoluogo che fu sabaudo. Chioggia pagò il tributo più alto alla più bastarda ingiustizia, con due bare riverite dalla città per le settimane a venire.
Aldo Ballarin era -secondo Gianni Brera- il terzino destro italiano più insuperabile di sempre, l'anno successivo si disse sarebbe andato all'Inter. Dino doveva ancora cominciare di fatto una luminosa carriera. Il più vecchio era Iginio, che a calcio non giocava ma che da sempre bazzicava l'ambiente, tanto da esservi rimasto -una volta sopravvissuto, ringraziando il passaporto senza bollo- nei decenni successivi, sulla sponda neroverde del Venezia. E fino ai suoi novant'anni (è morto nel 2011) andava ancora a vedere le partite di serie A e di serie B con la corriera del club. Un quarto fratello, Renato, che con gli altri aveva tirato i primi calci in oratorio, divenne sindaco, onorevole e pure commissario straordinario dell'Union Clodia Sottomarina. A proposito di mancanze.
Quattro vite, quattro storie per il calcio. Nel cimitero di Borgo San Giovanni da pochi anni è stata ricostruita la tomba di famiglia: i fratelli Ballarin detti Bèca, ritratti tutti e quattro assieme mentre vestono civili a qualche ricorrenza. Le loro spose di fianco, mamma Olga a vegliarli con papà Toni, che negli anni Trenta li portò a vedere la Juventus giocare a Padova, facendoli innamorare del pallone. Qualche fiore ogni tanto, una sciarpa granata ormai scolorita, pare addirittura che alcune date nella lapide non siano quelle corrette. Lo stadio adiacente reca il loro nome, ci sono le statue e le gigantografie che a loro volta perdono colore, chi ha preso il posto dei granata sul campo sta scivolando in categorie sempre inferiori, sugli spalti poche persone, sempre meno giovani. Ma una pietra, per sempre, ricorderà a chi verrà poi cosa è stato il Grande Torino, anche quando non ci sarà più chi ha visto giocare di persona Aldo e Dino Ballarin, gli invincibili, sempre uniti nella vita e così pure nella morte.

6 commenti:

  1. un pochino tardi, cosa ne pensate? Avevate altri pensieri, non preoccupatevi, vi campiamo benissimo.

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  2. Forza Italia scrive su Facebook che l'amministrazione continua a non volere commemorare i fratelli Ballarin e la strage di Superga.
    MA SONO FUORI?
    IL SINDACO IN QUESTO MOMENTO È NEL CAMPO SPORTIVO A COMMEMORARLI.
    Ci sono le foto su facebook.
    E nel 2012 è andato in pellegrinaggio a Superga.
    Ci sono le foto.
    Questa propaganda per abbindolare i semplici fa francamente SCHIFO!
    Siamo stufi di politicanti che vanno dicendo MENZOGNE.

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  3. peso el tacon del buso

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    1. Certo che certi soggetti che girano con il contrassegno da disabili, che utilizzano la mamma anziana per acquistare l'auto con le agevolazioni e poi girano per farsi gli affari loro hanno un bel coraggio a parlare di commemorazioni.... meglio che mi trattenga, sono abituato a dire in faccia le cose....

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    2. ALDO E DINO BALLARIN PER SEMPRE NEL NOSTRO CUORE.
      CHE GUEVARDA

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  4. Ho capito poco dei primi commenti e direi che c'entrano abbastanza poco. Mi fa piacere l'ultimo del misterioso, almeno per me, Che Guevarda (nome simpaticamente ironico e allusivo). Forse è il caso di dire semplicemente Aldo e Dino Ballarin per sempre nel nostro cuore. Non ho avuto il piacere di conoscerli personalmente ma è come se lo fosse stato. La tomba dei fratelli Ballarin è accanto a quella della mia famiglia, dove riposano mio nonno, mio padre e tutti gli altri. Sin da piccolo, quando si andava al cimitero, e mio padre c'era ancora lui mi parlava dei suoi amici Aldo e Dino, che erano praticamente suoi coetanei e che aveva conosciuto e dei quali era amico. Io bambino guardavo le loro foto sotto lo scudetto della nazionale e restavo a bocca aperta per l'ammirazione. Mi ricordo poi che un giorno credo degli anni '70 ai Salesiani hanno proiettato un film sulla tragedia di Superga; era giorno feriale ma mio padre è uscito dallo studio un po' prima e mi ha portato con lui a vedere il film. Ricordo che era un po' commosso ancora nel rivedere quelle immagini. Io ho conosciuto gli altri fratelli, l'onorevole Renato, con il quale ci salutavamo sempre molto cordialmente; vedevo meno Iginio ma salutavo anche lui. Ricordo molto bene la moglie di Dino, titolare per molti anni del bar davanti il municipio e mi fermo sempre a scambiare due parole con il figlio di Aldo, l'amico Toni, che chiamo affettuosamente vecchio cuore granata. Parlavo proprio ieri con amici di altre città del Grande Torino, ricordando l'anniversario della tragedia di Superga e subito tutti loro hanno menzionato i fratelli Ballarin di Chioggia. Limitiamoci a ricordarli e a portarli nei nostri cuori e ad esserne orgogliosi e risparmiamoci le meschinità. Ciao a tutti.

    Massimo APRILE

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