lunedì 22 febbraio 2016

CONVEGNO: CHIOGGIA, LA BANDIERA BLU E LE BUONE PRATICHE DI PESCA

La conferma della bandiera blu, tanto agognata e finalmente ottenuta da Chioggia, passa anche dalle buone pratiche dei suoi pescatori. Se n'è discusso stamane in auditorium San Nicolò in un convegno organizzato dal Comune e dalla FEE (Fondazione per l'educazione ambientale che distribuisce le bandiere blu alle città rivierasche), alla presenza delle autorità cittadine: relatori, la prof. Carlotta Mazzoldi e il dott. Sandro Mazzariol dell'Università di Padova, Otello Giovanardi e Sasa Raicevich dell'ISPRA, Stefano Benetton della coop I Fasolari, Devy Mantovan del diving center Isamar, il comandante in seconda Armando Piacentino in forza alla Capitaneria di Porto di Chioggia. Tra le scolaresche, le categorie economiche del commercio e del turismo, i politici e i militari, i grandi assenti -giustificati- della mattinata sono stati proprio loro, i pescatori impegnati al lavoro o nelle operazioni di rientro al mercato. Spetta all'assessore Marco Dughiero ricordare come a Chioggia le buone pratiche di pesca attenta all'ambiente esistono già: «Viviamo di mare, non abbiamo molti settori alternativi per il nostro sviluppo». Due le iniziative certificate dall'ISPRA: la raccolta dei rifiuti che arrivano mare dalle foci dei fiumi, svolta dai pescatori senza percepire compensi ulteriori. Inoltre l'autoregolamentazione razionale delle risorse, con i limiti alle catture. Dughiero riscontra un difetto tipico di Chioggia: il non apprezzare a sufficienza quanto si sta facendo, puntando il dito sulle mancanze. «Ma è vero che molte cose restano ancora da fare: con il turismo stiamo comunicando i passi avanti compiuti, ottenendo la bandiera blu», continua l'assessore.. «L'Adriatico è condiviso da più marinerie, noi stiamo adottando politiche di sostenibilità, rispettando le 3 miglia senza pescare a strascico: ma non tutte le nazioni si comportano così, rischiando di vanificare i nostri sforzi. L'istituzione di zone esclusive di pesca rappresenta un problema per la libertà di impresa e di circolazione in Europa: il pesce gira, da giovane è sul nostro litorale ma da adulto si sposta. Dal canto nostro, il marchio Pesca Sostenibile tutela il consumatore e lo informa delle iniziative avviate per portare il pesce alla sua tavola senza rovinare il mare».
«La sostenibilità non è un limite bensì un arricchimento», ricorda l'assessora all'ambiente Elena Segato. «Pesca e turismo non possono essere in contrapposizione. Il litorale è parte del nostro territorio e dell'offerta che rivolgiamo ai nostri ospiti», anche dal punto di vista gastronomico assieme all'agricoltura. Chioggia è «ricca di tutto, contiene bene tutto», dà lavoro agli operatori più di quanto avvenga in altre città, i premi sono certificazioni per il buon lavoro fatto e le loro coccarde fregiano le barche in sintonia con queste iniziative. La collaborazione dei pescatori alle attività ambientali continua anche in altri frangenti, ad esempio con il WWF per la salvezza e il recupero delle tartarughe (progetto NETCET) e di altre specie a rischio. Perché “mare” in dialetto significa anche madre, origine della vita. Che l'alto Adriatico sia in salute lo testimonia anche la presenza dei mammiferi avvistati negli ultimi anni, anche al largo delle coste di Chioggia: i 3500 tursiopi (delfini) ad esempio sono sensori rispetto ai mutamenti nel mare, e sono minacciati ad esempio dalla ricerca di petrolio o di gas -il 17 aprile si voterà un referendum al proposito- o dai sonar militari. Per questi motivi la loro condizione di “sentinelle” fornisce informazioni sullo stato del mare, utili anche ai pescatori: Il dott. Mazzariol ha illustrato le slide relative al centro studi universitario presente a Legnaro per cetacei e tartarughe in tutta l'area mediterranea, intervenendo in caso di spiaggiamenti di massa (200-250 l'anno lungo le coste italiane) e nella formulazione di accordi per la protezione degli animali. I capodogli, tra gli altri, sono spesso vittime della trappola adriatica -per lo più nei mesi estivi- e pongono problemi per il loro smaltimento: durante l'America's Cup, nel maggio 2012, un cetaceo non riusciva a uscire dalla zona di Pellestrina dove si era venuto a trovare, rappresentando un pericolo per se stesso e per la navigazione. Solo con difficoltà è stato condotto di nuovo in mare aperto.

Nel 17% dei casi le malattie dei mammiferi marini dipendono anche da un intervento umano: sono patologie trasmissibili (vibrioni, salmonella, soprattutto brucella e toxoplasma che viene trasmessa dall'uomo all'animale tramite le acque reflue), ma tra le cause antropiche sono soprattutto le operazioni di pesca -cattura accidentale, uccisioni dirette con armi da fuoco o arpioni, collisioni con natanti – assieme all'inquinamento dei fiumi ad eliminare la maggior parte di queste specie sempre più rare, o a farle viaggiare con le reti attaccate alla coda. Non è il caso dell'Adriatico, grazie appunto agli accordi transfrontalieri con la Croazia e la Slovenia, le cui correnti spingono la fauna verso ovest: prevede la collaborazione con reti di città, Chioggia è tra le firmatarie. Al monitoraggio contribuisce anche la tecnologia, attraverso l'uso di droni dall'alto, ma oggi sono soprattutto le flotte pescherecce a rendersi protagoniste della salvaguardia della natura ittica. PLAY LIST CON TUTTI GLI INTERVENTI

2 commenti:

  1. Nessun accenno al bombolone di GPL. Ma la FEE lo sa che il comune con una mano da i nulla osta per il deposito costiero e con l'altra chiede la bandiera blu?

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