lunedì 8 novembre 2021

MAGAZZINI DEL SALE , PATRIMONIO DIMENTICATO DI CHIOGGIA, CAPITALE DEL SALE

In questi giorni sono tornati alla ribalta i "Magazzini del Sale " che si trovano all'Isola dei Saloni a Chioggia in quanto stanno crollando sotto il peso degli anni e delle intemperie.
Le travi di sostegno sono probabilmente marce e non riescono più a reggere il peso della copertura. Quindi con molta probabilità sarà tutta la copertura a collassare.
Si tratta di una costruzione molto antica, sono stati costruiti non ieri, ma nel 1510.
Stiamo quindi parlando di un'opera architettonica che per quanto non sia di pregio artistico, è un manufatto che racconta la storia di Chioggia, sia per la vetustà sia per lo scopo a cui erano adibiti.
Ma informazioni sulla loro realizzazione e sulla loro architettura non ce ne sono, probabilmente in archivio ma non in biblioteca. Già dire che nella Biblioteca cittadina nessun volume ne accenni, e di volumi che parlano di Chioggia ne hanno, credo sia emblematico dell'importanza che è stata data al manufatto nel corso degli anni.
L'unica frase inerente, parla della dislocazione dei "magazzini del Sale, i cosiddetti "saloni" dislocati su un'isola bagnata dal Canal Lombardo". Forse in questo contesto, per magazzini del sale non si intendono neppure gli edifici, ma l'isola stessa, dove il sale veniva stoccato.
Edificato nei primi anni del 1500, il compendio fungeva da magazzini del sale la cui produzione ebbe largo seguito fino al secolo XVI. Dell’epoca la struttura conserva l’impianto originario dalla caratteristica forma a “tesone”, le caratteristiche costruttive e i materiali, per cui pietra d’Istria a contorno delle finestre e mattoni pieni faccia a vista e capriate lignee.

Sono una proprietà del demanio e questa, il 27 aprile di quest'anno aveva pubblicato una gara d'appalto promuovendo la manifestazione di interesse per affidare a un’azienda valutazioni tecniche, sostituzione delle coperture in cemento amianto con altre temporanee e messa in sicurezza dell’immobile. Scadenza del bando il 14 maggio, ma non sembra, visto il recente crollo che sia intervenuto qualcuno quindi il tetto in cemento amianto è quello che è crollato con tutti i rischi conseguenti per la salute pubblica.
Si tratta di un fabbricato con destinazione d'uso a fabbricato artigianale o magazzino artigianale con una superficie lorda di 1388 metri quadrati, ora libero e vincolato. Con una base d'asta di un milione e ventimila euro. Onesti nel definire lo stato manutentivo in cui si trova "pessimo".
Le saline, che furono motivo di guerra e brama di conquista nei confronti di Chioggia, l'avevano resa la capitale adriatica della produzione del sale nel periodo medievale.
Il ricordo di questa floridezza rimase vivo per molti anni dopo che produzione del sale cominciò la sua parabola discendente. Ma per anni continuò ad essere un vanto, per le autorità clodiensi, ricordare la nobiltà del ruolo che Chioggia aveva avuto nei confronti del Dogado. Ruolo che alla metà del millecinquecento si era ridotto a un lumicino, tanto che i guadagni spesso non riuscivano neppure più a coprire le spese.
Parlando dell’epoca attorno alla quale i magazzini del sale furono costruiti...
A Chioggia, in quegli anni, c'erano 234 coppie di saline, ma ben 166 di queste non venivano sfruttate.
Il magistrato al sale di Venezia aveva dato a Chioggia 2 ducati per ogni salina (500 ducati in totale) per ripristinare i danni prodotti dai marosi invernali. Ma molti tra i proprietari e i conduttori delle saline preferirono intascare il finanziamento ma senza investirlo nel sistemare le saline.
I proprietari delle saline cominciarono poi a ridurre le maestranze e la lavorazione del prezioso minerale divenne più frettolosa e scadente e il sale cominciò a perdere le sue qualità mentre si faceva avanti, pronto a sostituirlo, quello proveniente dall'Istria.
I 500 ducati non vennero più consegnati direttamente ai proprietari e ai concessionari, ma vennero consegnati direttamente al podestà che avrebbe dovuto controllare a chi elargirli.
Nel frattempo, alla fine di un'estate di quegli anni, uno dei provveditori di Venezia, venuto a controllare la produzione finì per gettare in acqua una parte del sale raccolto in quanto di pessima qualità.
Si cercò allora di incentivare proprietari e concessionari a produrre un sale di miglior qualità.
C'era il sale "fioretto", quello buono, e il "moro e negro" che si cristallizzava aderendo sul fondo delle saline, rivelandosi non commestibile e rifiutato anche dagli animali, e, alla fine dell'epoca del sale, fu il secondo dei due a venir maggiormente prodotto.
Tre furono quindi i principali motivi che portarono l'epilogo di un'epoca che ci vide "capitale adriatica del sale": la diminuzione della produzione di un prodotto di qualità, la mancanza di maestranze qualificate e il mancato utilizzo di molti impianti.






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