domenica 17 febbraio 2019

ROBERTO BIANCHIN E LE TOLÈLE DI CHIOGGIA

«Quando partirono, buttava a scirocco. Le vele si muovevano appena, spinte da un alito tiepido, umidiccio. Puntarono verso sud, dove sapevano che c'era più pesce, in un punto del mare che conoscevano a memoria e riconoscevano a istinto. Fu la notte che il tempo cambiò. Prima il vento diventò freddo, di bora, il mare s'increspò, le onde diventarono montagne e la barca cominciò a danzare. Finché le assi di legno vecchio, sul fondo fradicio, si spezzarono con un rumore sordo, la barca si piegò e gli uomini urlarono quando il mare in tempesta li inghiottì. Si salvarono tutti. Non per merito loro, ma della Madonna della Navicella, quella che apparve a Baldassarre Zalon sul lido di Chioggia, il 24 giugno del 1508, quella stessa che li prese per mano e li portò in salvo fin sulla riva. "Qualcosa le dobbiamo", pensarono. Presero un pezzo di legno della barca naufragata, andarono da un amico, pescatore anche lui, che sapeva dipingere e gli chiesero di disegnare la scena del naufragio. Sotto ci scrissero, con la vernice nera, a stampatello: "Per grazia ricevuta dal capitano Luigi Spagno al comando del trabacolo Rosario assieme al suo equipaggio naufragato la notte del 23 novembre 1898 sulla costa degli Abruzzi". Poi di notte, a piedi nudi in segno di umiltà, andarono al santuario dedicato alla Beata Vergine della Navicella, e appesero la piccola tavola dipinta, la "tolèla" come la chiamano qui, alla parete dov' è rimasta fino ad oggi».

(Roberto Bianchin, "Chioggia, dove il Vladi dipinge burrasche e naufragi", La Repubblica dell'11 marzo 2007)

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