mercoledì 18 ottobre 2017

DOPO IL FORTE, ANCHE IL COMPENDIO VERDE DI SAN FELICE PUÒ ESSERE RECUPERATO

Il comitato per il Forte San Felice recentemente ha portato l’attenzione anche sulla vasta area verde (circa 13 ettari) adiacente ai Murazzi, già militare col nome di Compendio San Felice, ma da una ventina d’anni passata -con tutto il demanio marittimo- all’amministrazione della Regione. Come per il resto dell’arenile, su di essa dovrebbe avere la delega il Comune. Il vigente Piano Regolatore Generale la lega al Forte San Felice nella previsione di un progetto speciale per la costituzione di un parco a carattere storico e naturalistico. Agli inizi del 2000 il Comune aveva elaborato un piano di recupero e nell’area si erano cominciate a svolgere alcune attività di carattere didattico. L’apertura dei cantieri del Mose ne ha interdetto l’accesso negli ultimi 13 anni, con conseguenze rilevanti sullo sviluppo invasivo della vegetazione, mettendone a rischio i pregevoli habitat retrodunali con prati aridi, bassure umide e boschetti. Accanto al Forte, il comitato chiede che il Comune si impegni anche a recuperare e valorizzare questo speciale polmone verde che ha molte caratteristiche simili all’oasi naturalistica di Ca' Roman, inserendola nel protocollo d’intesa che l’amministrazione sta cercando di stipulare con tutti gli enti per il Forte.
Per confermare il valore dell’area, nei giorni scorsi il comitato ha promosso un sopralluogo con Luca Mamprin, responsabile dell’oasi LIPU di Ca' Roman, che si è svolto assieme anche ad esponenti dell’associazione Amico Giardiniere e della cooperativa naturalistica Hyla. Una sua prima e breve relazione ne riscontra come ancora attuali i pregi, e ne prospetta un recupero non difficile. Ecco una sintesi delle sue osservazioni: “L’ambiente dunale esistente era sicuramente ricoperto da notevoli estensioni di tortulo-scabiosetum, habitat prioritario fortissimamente minacciato principalmente dal rovo che sta conquistando ampi spazi estendendosi sopra notevoli porzioni di habitat prioritari, che comunque sulle sommità delle dune persistono ancora abbastanza indisturbati. Di grande pregio naturalistico sono le bassure interdunali che conservano ancora i canneti a Phragmites australis (cannuccia di palude) in virtù dei piccoli ristagni idrici ospitati. A margine di queste formazioni si notano ancora vari cespugli di canna di Ravenna (Erianthus ravennae). Tutto sommato l’aver precluso al pubblico un’area cittadina così vasta e con così tante valenze naturalistiche ha sortito l’effetto di averne conservato bene la biodiversità. Anche perché l’ingresso di infestanti non è stato eccessivo.
Per perseguire le finalità naturalistiche previste dal PRG per l’area, si ha l’occasione di ottenere molto con pochissimo sforzo. I sentieri mancanti o scomparsi possono essere ricavati all’interno delle masse di rovi, le aree a tortulo-scabiosetum possono essere recuperate eliminando la robinia, i canneti possono essere conservati con il taglio e l’asportazione del materiale di risulta. Per quanto riguarda la promozione dell’area, basterà attrezzare il parco con delle torrette da cui poter fare birdwatching o fotografia naturalistica, alcune tabelle illustrative con semplici ma efficaci spiegazioni sugli habitat, le specie presenti e i percorsi dei sentieri. Tutto questo nell’ottica di salvaguardare al massimo la biodiversità presente”. «Sono considerazioni condivisibili -dice Erminio Bibi, portavoce del comitato per il Forte- che offriamo all’attenzione dell’amministrazione comunale, ma anche di tutta la cittadinanza: anche quest’area -come il Forte- è un patrimonio sconosciuto e non valorizzato».

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