venerdì 25 gennaio 2019

UN CONSIGLIO COMUNALE SPACCATO DICE NO AL TERMINAL VGATE: MA SE ARRIVANO GARANZIE PER BENE PUBBLICO, VIABILITÀ E OPERE DI COMPENSAZIONE...

No al terminal intermodale d’altura VGate, al largo di Isolaverde. Una «contrarietà preventiva», a meno che non vengano prestate le opportune garanzie che l’adeguamento della Romea e della ferrovia sia preliminare all'avvio della piattaforma, che le opere di compensazione siano davvero proporzionate all’intervento, e che il terminal assuma un interesse pubblico, senza escludere l’ingresso del Comune o della Città Metropolitana a fianco dei promotori. I consiglieri comunali di Chioggia, coi soli 14 voti del gruppo stellato, così impegnano la giunta a rispondere entro domenica (a 60 giorni dalla comunicazione di VGate) al Ministero per l’Ambiente, che attende la reazione degli enti territoriali nell’attuale fase di scoping, preliminare alla valutazione d’impatto ambientale: un voto sofferto, un testo venuto modificandosi rispetto a quello inizialmente presentato dal gruppo del M5S e pur sconfessato dalle minoranze dopo un’ora di sospensione conciliatoria chiesta tra le polemiche dal capogruppo di maggioranza Bonfà. E soprattutto un apparente no che in realtà non chiude la partita dalla sponda chioggiotta, tanto che Wilmer Aguilar -socio e manager di VGate- non è parso uscire deluso da una sala consiliare affollata, dopo oltre tre ore di stallo. Assieme a queste raccomandazioni, che schiudono uno spiraglio al muro di scetticismo e perplessità, il Comune invierà a Roma anche la nota tecnica (altrettanto critica) già allestita dal settore Urbanistica, e le argomentazioni redatte da Federalberghi con l’Associazione Albergatori di Sottomarina, tutte contrarie all’opera. A margine del dispositivo, confermata anche la richiesta di una consultazione pubblica prevista secondo legge.

Bocciati invece gli ordini del giorno avanzati oggi stesso da Jonatan Montanariello e Beniamino Boscolo, che assieme al resto delle opposizioni hanno negato il voto favorevole all’ordine del giorno riveduto dopo la sospensione: nel primo testo -che definiva «egocentrico» il progetto, ovvero carente di ogni relazione con la città esistente- non figurava la contrarietà dell’ente al progetto, ma solo le raccomandazioni procedurali e la richiesta di approfondimento. L’esponente del PD, tra i più possibilisti (o tra i meno assoluti nel rivendicare una posizione), è preoccupato dall’endemico isolamento clodiense e contesta in particolare l’incoerenza fra i due testi -iniziale e finale- e il fatto che la procedura di scoping non chieda necessariamente un parere positivo o negativo dell’ente coinvolto: «Abbiamo le competenze per decidere di un’idea che cambierebbe la storia della città per sempre?». Dal canto suo Beniamino Boscolo, pur apprezzando le accortezze dei soci di VGate scesi a Chioggia a illustrare l’ipotesi al consiglio comunale, ritiene che il mare davanti Isolaverde non sia il luogo adatto dove farla sorgere: «Bisogna contare i posti di lavoro che andrebbero persi negli altri settori, non solo quelli che verrebbero creati dal terminal». Chiusura netta da Romina Tiozzo Compini (lista Chioggia è Libera), la quale chiedeva all’amministrazione di esprimersi con un sì o con un no, di modo da inchiodarla alle proprie responsabilità. No anche da Chioggia Viva, che si è fatta portavoce degli interessi degli operatori turistici, mentre Marco Dolfin ha chiesto una sintesi dei documenti: «La politica cittadina è debole, siamo diventati terra di conquista».
A sbloccare la situazione ci ha pensato il sindaco Ferro, che nel suo intervento ha sottolineato alcuni aspetti che in precedenza non erano stati analizzati pubblicamente: le ripercussioni a carattere nazionale dell’opera, anche oltre la gronda adriatica; il preventivo adeguamento della Romea e della ferrovia, in anticipo sulla prima pietra di VGate. Inoltre le opere di compensazione, specie in chiave verde (un’isola tra il litorale e la piattaforma, di modo da nascondere questa alla vista?), là dove c’è chi ha suggerito di evitare il viadotto e costruire piuttosto un tunnel subacqueo per far arrivare la merce in terraferma. Infine l’aspetto proprietario: ad oggi, VGate sarebbe interamente privata, mentre una destinazione d’uso pubblico, anche pertinenziale, potrebbe cambiare le carte in tavola. Ferro pensa ad esempio ad usare il terminal anche per la crocieristica di ampio respiro, evitando l’arrivo delle grandi navi dentro la laguna: «Se l’opera è solo privata, per l’amministrazione non vi sono elementi di vantaggio, a cominciare dai mancati introiti della tassa di soggiorno». Il ritorno dopo la pausa, lungi dal favorire la confluenza tra maggioranza e opposizioni, certifica la spaccatura dell’aula in almeno tre parti; così che la formula finale adottata si presta a letture opposte, a seconda di dove viene puntata la luce. In extremis, a sole 48 ore dal gong, dal consiglio arriva un “no, grazie” che potrebbe diventare “sì, ma con giudizio”: sempre considerando che autorizzazioni e concessioni dovranno arrivare dai ministeri romani coinvolti, ovvero Ambiente, Infrastrutture e Trasporti, Sviluppo Economico, Turismo. Tutti, guarda caso, oggi nelle mani del Movimento 5 Stelle.


LA PLAYLIST VIDEO DI TUTTI GLI INTERVENTI:

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