Uno dopo l'altro, il comando dei Vigili del Fuoco di Chioggia perde per il meritato pensionamento alcuni dei suoi celebri servitori, che si sono distinti nella professione lungo gli anni e si sono fatti ben volere dai cittadini. Dopo il veterano Massimiliano Crepaldi, mercoledì sera è l'ultimo turno per il caposquadra Maurizio “Licio” Penzo: «Abbastanza emozionato, sì. Sono entrato in servizio a 22 anni, nel 1983, dopo il servizio militare. Lascio un grande turno, sono sempre stato bene anche negli altri distaccamenti dove ho lavorato, questo è un bell'ambiente».
Le esperienze di Licio lo hanno portato dapprima per due anni in servizio all'aeroporto di Tessèra, poi a Chioggia per circa dieci anni, quindi il corso da caposquadra che lo ha tenuto due anni al Lido di Venezia, da dove si è trasferito per trascorrere nove anni a Cavarzere, quindi la fine della carriera di nuovo a Chioggia: «Mi congedo come caposquadra, anche se avrei potuto diventare caporeparto. Però in quel caso quasi sicuramente mi sarei dovuto trasferire più lontano, dagli affetti e dalla città». E alla fine Licio Penzo ha scelto di restare a Chioggia.
Proprio all'aeroporto Marco Polo, una circostanza buffa è nella memoria del pompiere clodiense: «Ero al mio primo mese di servizio, dovevo guidare la jeep Campagnola del capo. Una notte, un rumore assordante della sirena ci fa uscire e arrivare sul luogo definito. Là trovai il capo che stava dando ordini ai vari mezzi, per effettuare un intervento ad un motore in avaria: mi guardavo a destra e a sinistra, avevo addirittura l'elmetto al rovescio, ero molto agitato. Il capo invece guardava l'orologio: era solo un'esercitazione di routine, disse «torniamo al distaccamento» e la presi male. Solo più avanti ci ho sorriso sopra: ma quelle simulazioni ci servono molto per coordinarci al secondo, in accordo tra la torre di controllo e il comando».
Come per il collega Massimiliano Crepaldi, anche per Maurizio "Licio" rimane indelebile il ricordo dell'intervento massiccio al Park Hotel di Sottomarina, durante l'incendio che alla fine del secolo scorso ha distrutto la struttura: «All'epoca ero in servizio a Cavarzere - racconta - ma avevo il giorno libero ed ero in giro con la mia moto. Mi sono avvisto di una grande coltre di fumo, e perciò mi sono recato là dov'erano i colleghi di turno e altre dieci persone come me in libera uscita, così abbiamo aiutato a spegnere l'incendio. Ho anche corso con il camion fino alla caserma per prendere attrezzi e materiale necessario, sebbene fossi in canottiera: fu un'azione non concordata, ma tutti hanno visto e tutti sono partiti. Noi vigili del fuoco siamo così, interveniamo anche se non siamo in turno».
Scorrono le immagini che lo ritraggono mentre calcia il pallone assieme alla squadra del corpo, e viene naturale chiedergli come impiegherà il proprio tempo ora: «Spero in qualche viaggio, mi godrò sicuramente la mia piccola barca da pesca». Mentre dialoghiamo, Licio viene festeggiato "in diretta" dai colleghi più giovani: facce buone, i pompieri di Chioggia e d'ogni dove. Con le istituzioni così criticate, è il caso di dire, meno male che i Vigili del Fuoco ci sono sempre. Buona vita, Licio, anche da Chioggia Azzurra.
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