sabato 9 marzo 2019

ALESSANDRO POZZAN SCRIVE L'ARRIVO DEI TURISTI E LA SCOPERTA DI CHIOGGIA DALLA TERRAFERMA

Dopo l'uscita dal casello inizio a incontrare nomi familiari, Piove di Sacco, Codevigo, Santa Margherita, Las Vegas, Barcellona, Berlino, Patong, e finalmente Valli, dove oggi come allora mi si infila nelle narici la prima zaffata di salsedine della laguna, che quasi chiudo gli occhi per assaporarne l’aroma. Poi la scorgo, sulla sinistra, e accosto anche se non si può. Prendo cartine, tabacco e filtro, e mi rollo Chioggia seduta stante, disseminata al di là del mare. Ora l’occhio si inumidisce, e sono costretto ad asciugarmi la goccia del naso con il dorso della manica. Dove sono stato tutto questo tempo? Adesso posso prendermela con calma, tanto più che il sole è ancora alto e l’afa reclama un tuffo refrigerante. Così decido che la prima tappa sarà la spiaggia di alabastro di Sottomarina. La definizione di Alabastro l’abbiamo scelta una volta io e Xavi, perché il riflesso del sole all’alba colorava di bianco e giallognolo la distesa dei granellini picchettati di ombrelloni. La strada che immette in viale Mediterraneo è una discesa allegra, tanto che l’auto sembra andare da sé, e mi lascio guidare fino al lungomare. Parcheggio sul lato della carreggiata ed annuso la fauna che sa di crema solare e pollo fritto, e penso che nel mio necessaire ho tralasciato di includere un costume e un paio di ciabatte».

(Alessandro Pozzan, "Generazioni a mare", premio letterario Città di Chioggia 2014)

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