mercoledì 27 marzo 2019

ENDRI FEBO, L'AUTOPSIA NON È ANCORA STATA AUTORIZZATA. MA TROPPI ELEMENTI PORTANO IDENTIFICARE IL CORPO CON IL SUO

Non è ancora stata autorizzata l’autopsia sul corpo ripescato domenica mattina nella laguna di Venezia, dalle parti del canale San Leonardo, e che molti dettagli invitano ad attribuire ad Endri Febo. Dopo l’esame effettuato dal medico legale prima del ricovero della salma all’obitorio di Chioggia, i parenti del vongolaro scomparso la notte del 22 dicembre scorso, quando il suo barchino ha urtato un altro natante, intendono sottoporre la verifica a un proprio perito necroscopico. Ma non dovrebbero esserci dubbi quanto all’identificazione, dal momento che il corpo trovato riverso nell’acqua vestiva abiti mimetici proprio come Febo, e allo stesso modo presentava un tatuaggio del tutto compatibile sotto la spalla destra. Inoltre nel taschino della tuta si sono conservati gli occhiali e le chiavi dell’automobile di Endri.
Tra i pescatori che in massa hanno continuato a cercarlo le scorse settimane in laguna e alle bocche di porto, non stupisce più di tanto che la località del ritrovamento non sia molto distante da quella del tragico scontro: l’ipotesi più accreditata è che il grande caldo dello scorso weekend abbia innalzato assieme alle temperature anche il livello dell’acqua, consentendo la mobilità di ciò che resta del pescatore. Che fosse rimasto in laguna e non fosse andato verso il mare è anche la convinzione del fratello Moreno, il quale -come tutti- non si capacitava che non fosse ancora riemerso: «Nostra madre tendeva a spegnersi – ha raccontato – da tanto era distrutta dalla mancanza di notizie, ora almeno avremo dove poterlo piangere». Anche le indagini della Guardia di Finanza conoscono quindi una svolta con il ritrovamento del corpo, che si spera di ufficializzare il prima possibile: gli atti che poi verranno trasferiti alla Procura e al Tribunale saranno quindi modificati recando la morte certa e non la scomparsa, che avrebbe portato al certificato di morte presunta solo a dieci anni dall’eventuale mancato ritrovamento.

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