Il consiglio comunale di Chioggia, riunitosi oggi in seduta straordinaria con modalità telematica, ha approvato con 21 voti a favore il regolamento che disciplina le modalità di raccolta, trattamento e conservazione dei dati personali mediante sistemi di videosorveglianza gestiti, nell’ambito del proprio territorio, dal Comune stesso.
L'amministrazione ha ritenuto infatti di dover regolamentare l’uso di tutti i sistemi e dispositivi di videosorveglianza, conformemente alle norme europee e nazionali, e a quanto prescritto dal Garante per la protezione dei dati personali in materia. Il regolamento è composto da 14 articoli, tra cui i designati e autorizzati al trattamento, le finalità dei sistemi e l'architettura dell'impianti.
Stabilisce ovviamente il rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali, della dignità delle persone fisiche, con particolare riferimento alla riservatezza e all’identità personale; esso garantisce, altresì, i diritti delle persone giuridiche e di ogni altro ente o associazione coinvolti nel trattamento, avuto riguardo anche alla libertà di circolazione nei luoghi pubblici o aperti al pubblico.
Nei Principi generali (art. 2) si legge che: "Gli impianti di videosorveglianza installati o in corso di realizzazione dal Comune di Chioggia attengono in via principale alla tutela della sicurezza urbana, alla tutela della sicurezza pubblica, del patrimonio comunale, della protezione civile, della salute pubblica, della sicurezza stradale, alla tutela ambientale ed al presidio di ulteriori attività di polizia amministrativa”.
«La volontà dell'amministrazione è avere un moderno ed efficace sistema di videosorveglianza urbana, da mettere a disposizione anche per l'impiego interforze», spiega il vicesindaco e assessore alla Sicurezza, Marco Veronese. «Nei mesi scorsi hanno avuto luogo incontri tra il comando di Polizia Locale e la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza e la Capitaneria di Porto, per individuare le necessità operative al fine di ottenere un'efficace azione di contrasto alle attività illecite».
Alle zone già servite dagli impianti, come il corso del Popolo, si aggiungono ora le zone coperte grazie al progetto RE.MO.VE. (REcupero periferie e MObilità sostenibile per la Città metropolitana di Venezia), ovvero la riva Vena e il circuito del Lusenzo. È intenzione del Comune reperire finanziamenti per aggiungere in futuro altri impianti, ad esempio nell'arenile, in accordo con i concessionari degli stabilimenti balneari, e nelle zone in ingresso e in uscita dalla città, con un sistema di lettura delle targhe.
Sarà di prossima attivazione una centrale operativa interforze, dove ogni operatore di polizia locale o dello Stato, debitamente autorizzato, potrà accedere ed operare nel rispetto delle proprie prerogative e del regolamento approvato oggi, che entrerà in vigore il 15esimo giorno successivo alla pubblicazione nell'albo pretorio comunale. Le nuove installazioni dovranno seguire un disciplinare e avranno bisogno del nulla osta del Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica.
Il regolamento è stato approvato all'unanimità dei presenti, con il solo capogruppo del PD Jonatan Montanariello, che è uscito dall'aula al momento del voto. Dal canto suo Beniamino Boscolo di Forza Italia ha posto alcune questioni all'assemblea cittadina: «Premesso che ci sarebbe voluto prima, dal momento che le altre amministrazioni pubbliche si sono mosse negli ultimi due anni, in fin dei conti le telecamere esistenti erano poco più che soprammobili, quando non attive.
Il testo tecnico uscito dal ministero è uno schema standard, c’è poco di comunale. Però l’articolo 13 dà ampio potere alla giunta, che dovrà disciplinare il programma: ma quasi nessun indirizzo viene dato per gli orari delle riprese, la loro durata e l’ubicazione. Dovrebbe essere il consiglio a definirli, senza demandare le proprie competenze.
Quanto al personale, questa amministrazione poteva spendere e assumere come mai prima d’ora negli ultimi anni, ma l’ufficio Patrimonio e l’ufficio Demanio non sono messi bene in pianta organica, né l’ufficio Commercio che è chiuso e riceve solo su appuntamento. Gli impianti sono un ausilio, ma non sostituiscono il personale.
Quindi, l’articolo 10 non prevede la protezione telematica nei confronti degli hacker. Infine, la centrale operativa viene demandata alla polizia locale: ma la sede all’isola Saloni si è dimostrata precaria, chissà se almeno funzionerà la connessione».
Con riserva ha votato anche la segretaria del Partito Democratico: «Lo abbiamo approvato perché necessario, anche se emergono debolezze, ma tutti i Comuni sono tenuti a essere in linea con le direttive europee e nazionali. Mi auguro però che sia creato presto un tavolo interdisciplinare integrato tra le forze dell’ordine e l'amministrazione, perché le videocamere non sono sufficienti a risolvere i problemi dal punto di vista sociale».
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