L'Autorità Portuale di Sistema dell'Adriatico settentrionale, competente per i porti di Venezia e Chioggia, non ha concesso a Costa Bioenergie l'utilizzo pluriennale della banchina A di 172 metri, adiacente al deposito di gpl ultimato in Val da Rio, per l'attracco delle navi gasiere di servizio all'impianto. La comunicazione è giunta all'impresa fidentina (e in copia anche ai Ministeri dello Sviluppo e delle Infrastrutture, al Comune di Chioggia e alla Capitaneria di Porto) dopo la sentenza del TAR del Veneto, emessa lo scorso 4 maggio.
Nell'occasione, il Tribunale Amministrativo Regionale aveva imposto all'Autorità Portuale di rispondere entro trenta giorni all'istanza di Socogas, presentata ancora nel maggio 2019, la quale mirava a ottenere l'occupazione anticipata della banchina (negata dalla stessa Autorità con un provvedimento precedente) e la concessione pluriennale della stessa.
Due i motivi principali del diniego da parte dell'Autorità presieduta da Pino Musolino: il più ferreo consiste nel fatto che la banchina in questione è stata posta sotto sequestro dalla Procura della Repubblica, in seguito a una discrasia -avvenuta in tempi ormai lontani- tra il progetto di tubazione e l'effettivo intervento dell'Azienda Speciale per il Porto di Chioggia, titolare del terreno. Allora non vigeva la regola del silenzio-assenso da parte della Capitaneria, pertanto l'area è stata posta sotto sequestro giudiziario.
Stanti così le cose, l'Autorità Portuale non può compiere atti dispositivi, non avendo appunto la disponibilità del bene né il fascicolo della pratica in oggetto, che è nelle mani della Procura assieme al sequestro dopo il passaggio da A.S.Po. all'Autorità stessa delle prerogative demaniali.
Il secondo argomento che ha portato il presidente Musolino a negare la concessione pluriennale a Costa Bioenergie risiede nel collaudo: l'Autorità asserisce che l'opera è carente di collaudo di conformità, agibilità e utilizzabilità, nonostante le obiezioni della stessa società emiliana. Secondo Venezia, infatti, «le note di A.S.Po. richiamate nelle osservazioni dell'impresa non provano l'efficacia del collaudo statico avvenuto nel 2014, né di quello tecnico-amministrativo avvenuto nel 2015, né quello previsto dal Codice della Navigazione per l'incameramento del bene tra quelli acquisibili all'Autorità e quindi oggetto di concessione».
Non hanno quindi trovato ascolto le obiezioni di Socogas, secondo la quale il sequestro penale sarebbe generico (non specificando il tratto di banchina sottoposto ad esso, con la possibilità di rilasciare la concessione per la parte rimanente, o rilasciarla condizionata al dissequestro). A tal proposito, l'Autorità Portuale replica che la sezione sequestrata è funzionale all'operatività dell'intera banchina, mentre non è ipotizzabile una concessione condizionata.
Anche l'appiglio alla concessione interministeriale "omnibus" del 2015, chiamato in causa dall'azienda titolare del deposito per sostituire ogni assenso o nullaosta, non viene fatto valere dall'Autorità Portuale poiché la concessione specifica ad essa richiesta allo scopo di utilizzare la banchina non serve solo a determinare il canone di affitto, bensì viene imposta dal Ministero quale titolo di attribuzione della disponibilità del bene, che non va confuso con i requisiti soggettivi per gestire l'impianto.
Da notare come lo scorso 26 maggio il Ministero per lo Sviluppo e quello per le Infrastrutture hanno inviato all'Autorità Portuale una nota relativa alla valutazione di accessibilità nautica delle gasiere entro il Porto di Chioggia, stesa dalla Capitaneria di Porto il giorno 13 dello scorso mese: da essa si evince come delle banchina non sono note le caratteristiche strutturali e la sua adeguatezza all'ormeggio, proprio perchè mancano gli opportuni collaudi». Se ne ricava che l'impianto potrebbe cominciare a funzionare solo se e quando verrà concesso l'uso della banchina A all'attracco delle navi gasiere.
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