venerdì 4 novembre 2016
VERSO IL REFERENDUM: LE VALUTAZIONI DI CARLO ALBERTO TESSERIN, NELLO SPIRITO DELL'AUTONOMIA (E CON UN OCCHIO AL 4 NOVEMBRE)
Manca un mese al referendum costituzionale, e Carlo Alberto Tesserin -già consigliere regionale, ora Primo Procuratore di San Marco- sceglie il 4 novembre per esprimere le proprie sensazioni, nell'anniversario dell'acqua alta eccezionale che per tre giorni mise in ginocchio la laguna di Venezia e i litorali di Pellestrina e Chioggia. Perché i due temi all'apparenza distanti (la salvaguardia del territorio e il riassetto istituzionale dei poteri) sono quanto mai collegati, in specie per quanto riguarda la riforma del titolo V e la recente approvazione di un altro referendum, quello sull'autonomia regionale veneta.
Il decano della politica chioggiotta punzecchia l'amministrazione comunale in carica: «Mentre Venezia commemora tutti gli aspetti di quelle giornate, da quelli ambientali e sociali, a quelli ingegneristici e della memoria, fino alle distorsioni della vicenda Mose, a Chioggia c'è silenzio. Sarebbe stato invece opportuno che anche qui si “copiassero” queste iniziative, esaminando in controluce tutta la strada compiuta dopo il 4 novembre 1966: perché da quella disgrazia è nata la legge speciale per Venezia e Chioggia. In quel periodo i parlamentari lagunari hanno difeso il ruolo della città, con un'azione politica fortissima e concorde, favorendone lo sviluppo. Basti vedere le differenze da come eravamo a come siamo, pensare al Baby Mose e alla sua utilità, o agli impianti di depurazione, o le dighe sul Brenta. Anche se non siamo sempre stati capaci di spendere bene i soldi messi a disposizione».
Tesserin analizza la campagna referendaria in corso: «Molto litigiosa, più sulle persone che sui fatti, con molti politici impegnati a difendere le “carèghe”. La partita ha all'interno motivi diversi», ed è su questo che si gioca il ricorso presentato da Onida, mirato a spezzettare in più quesiti la consultazione. E dichiara il suo sentimento: «Sarei portato istintivamente a essere contrario al quesito, perché nella mia storia politica c'è l'esaltazione dell'autonomia, specie del Veneto in quanto attorniato da regioni a statuto speciale, delle quali subisce i vantaggi. Direi: ben venga un cambio della costituzione che modifichi questo stato di cose, ma nella realtà questa riforma conserva i privilegi delle regioni a statuto speciale. Anzi, il riaccentramento in mano statale di alcune materie toglie ulteriori poteri alle regioni a statuto ordinario come il Veneto. Ma come mai le istanze poste dal Veneto non sono state vagliate negli ultimi trent'anni?». Ed è questa ulteriore considerazione a far muovere alcuni dubbi all'esperto uomo politico: «Abbiamo 75 parlamentari, assieme alla Lombardia sono 220. Se volessero difendere la realtà del nord rispetto all'accentramento, lo avrebbero fatto, come fanno i deputati delle regioni a statuto speciale. Quindi se da un lato il mio spirito autonomista dice no, dall'altro penso vada cambiata la costituzione come si asserisce da 30 anni, e qualcosa per cambiarla bisogna fare». Tesserin riscontra alcune positività nella riforma: «I consiglieri regionali andranno in Senato. Quindi se si mettono assieme quelli del nord hanno una maggioranza tale da poter riequilibrare la nuova attribuzione di poteri, che va a vantaggio dello Stato centrale. Di buono c'è anche che, mentre il Parlamento elegge oggi 5 dei 15 componenti della corte costituzionale, in seduta congiunta, con la riforma, 3 li eleggerà la Camera e 2 il Senato delle Regioni, che avranno quindi 2 giudici costituzionali scelti in proprio».
Dove l'ex consigliere non ha remore è il referendum regionale sulla maggiore autonomia veneta, «ottenuto contro il governo e con l'approvazione della Corte Costituzionale (che ha invece bocciato l'indipendenza)»: Tesserin auspica «che i veneti votino con forza a favore dell'autonomia, perché avremmo più competenze e saremmo in grado di gestire meglio la nostra realtà».
1 commento:
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Per la prima volta dissento dalle riflessioni del buon Carlo Alberto. Dovendo per forza considerare la riforma costituzionale insieme all'intero contesto dell'Italia disegnata da Renzi & co, non si puo' non votare convintamente NO. Legge elettorale, precarizzazione del lavoro, riforma della dirigenza pubblica schiava del potere politico. Tutto questo, insieme al pastrocchio del finto senato federale ed alla limitazione del sindacato da parte della cittadinanza (piu firme per proposte popolari per leggi e referendum) deve spingere la gente a rispedire al mittente questo tentativo di accentrare il potere sul giglio magico. Basta. Dite NO!
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