
Prof Giacinto Pesce
Riceviamo l 'intervento il professore Giacinto Pesce su un tema che purtroppo sembra trovarci quasi abituati invece è una drammatica realtà che non finisce di colpirci,vale la pena continuare questo sforzo?? Alla fine di questa missione i costi in termini di vite umane,non solo dei nostri soldati, avranno portato dei frutti?? Ringraziamo il professore per ricordare a tutti noi questa situazione che sembra apparentemente lontana ma che tocca anche il Veneto molto da vicino.
Non capisco come si possa ancora definire missione di pace quella che ha assunto i connotati di una vera e propria guerra.
Un altro soldato italiano, l’alpino Massimo Ranzani, è stato ucciso per l’esplosione di un ordigno e l’Afganistan fa ancora una vittima.
Con il caduto di oggi sono 37 i militari italiani morti sinora in Afganistan e io continuo a domandarmi che ci stiamo a fare lì.
L’Italia è nuovamente in lutto e la notizia che qualche anno fa sarebbe stata data nei primi titoli dei quotidiani e dei telegiornali, appare ora appena accennata e tristemente familiare.
La guerra ha inizio il 7 ottobre 2001, con l’invasione da parte degli afgani del territorio controllato dai talebani. Mentre in una prima fase USA e NATO forniscono supporto tattico, aereo e logistico, in una seconda fase le truppe occidentali statunitensi e britannici aumentano la loro presenza anche a livello territoriale.
Come è la situazione a dieci anni dalla invasione, che anche Obama ha giudicato necessaria, triplicando il numero dei soldati americani?
Questo è quello che sappiamo. Gli Stati Uniti invadono l’ Afganistan per distruggere la rete terroristica di al-Qaeda e abbattere il regime talebano. Gli uomini di Bin Laden e i Talebani si rifugiano in Pakistan, ma anziché andarli a prendere oltre confine, l’ America decide di rimanere a Kabul e di impegnarsi a costruire una nazione democratica capace di prevenire il ritorno del terrorismo. Ma siamo sicuri che questa Gente voglia il nostro modello di democrazia? Amici che hanno origini in quelle terre mi assicurano che non è questo che vogliono. L’idea di tribù non collima con il concetto di democrazia.
Alcune tribù si schierano con gli Americani, le tribù sunnite, altre si mantengono neutrali, rifiutandosi di scaricare i talebani. Il governo centrale di Hamid Karzai non sembra avere intenzione di costruire la democrazia. La guerra si dovrebbe decidere tra le forze afgane e i talebani. L’esercito afgano, però, è impreparato e manca di motivazioni rispetto ai talebani. Le forze internazionali quindi non possono ritirarsi.
Sta di fatto che a dieci anni dall’ invasione Bin Laden non è stato catturato.
Ma qual’ è il ruolo dell’ Italia? Che ci stiamo a fare? Ancora quanti morti vale l’ Afganistan?
Il costo della guerra in Afganistan nel 2010, per il contribuente italiano è stato di 600 milioni di euro. Questa la cifra per coprire le spese (stipendio ed equipaggiamento) per 3.300 soldati italiani presenti in Afganistan, 750 mezzi terrestri tra carri armati, blindati, camion e ruspe, 30 velivoli di cui 4 caccia-bombardieri, 8 elicotteri da attacco, 4 da sostegno al combattimento, 10 da trasporto truppe e 4 droni.
Più 2 milioni di euro a favore dell’esercito afgano, più 2 milioni di contributo alla polizia afgana, più 367 mila euro per il personale della Croce Rossa Italiana in Afganistan.
Il ruolo italiano è stato chiaro solo per pochi mesi nel 2002. Poi con l'inserimento della Nato e con l'allargamento della giurisdizione Nato a tutto l'Afghanistan è diventato più definito in termini tattici e più confuso in termini strategici e politici.
Il ruolo è importante anche perché almeno si potrebbe sapere per quale causa sono morti i nostri soldati. Temo che la risposta non ci sia.
Allora è possibile un ritiro italiano?
A ogni disgrazia si sente parlare di exit strategy. Oggi in Afghanistan non esiste più alcuna grande strategia, per cui chi parla di exit strategy in pratica vorrebbe che i soldati scappassero dal teatro. Questa sembra una cosa che non possa avvenire, che nessun militare voglia e che serva solo ad inasprire il dibattito. Parliamo di strategia per uscire e a molti come me non è chiara la strategia che ci vede ancora lì'.
Giacinto Pesce