
La novità del PD è Barbara Penzo. Semisconosciuta ancorché con un breve passato da assessora, la 46enne educatrice che lavora alle politiche sociali di Venezia si è presentata per la prima volta da candidata a sindaco stamane all'hotel Real di Sottomarina, durante una iniziativa che ha previsto l'avvio di quattro tavoli tematici (modello Leopolda, viene da dire) coordinati da Luca Romano del centro ricerche Local Area Network, che i democratici offrono alle categorie economiche e alle associazioni cittadine. Impresa e lavoro, assistenza e istruzione, sviluppo delle frazioni, ambiente e territorio per “pensare insieme Chioggia” facendosi dare la linea dalla base: ma l'attesa era tutta per lei, la nuova primadonna del partito di Renzi. Che ha esordito chiarendo ciò che l'ha spinta ad accettare una candidatura così gravosa: «Sono più motivi, decisiva l'acquisizione di competenze nel mio lavoro. Mi è dispiaciuto non essere riuscita a farlo nel territorio dove abito. Per questo sarei felice di mettere a disposizione di Chioggia le buone pratiche apprese e l'esperienza che ho maturato». Penzo prosegue ricordando i mesi da assessora: «Ho colto le criticità dei settori a me affidati, in sei mesi non ho avuto il tempo per portare avanti alcune idee. Ma questa è la stagione giusta per una riscossa delle donne, segnale di forte cambiamento». In effetti, con Letizia Campanaro per la sinistra e Marcellina Segantin per ChioggiaViva e le destre, per la prima volta -in attesa di eventuali new entry- le candidate a sindaco superano nel numero i colleghi maschi (il sindaco uscente Giuseppe Casson che si ripresenta, e Alessandro Ferro del M5S).
Barbara Penzo parla di una «rivoluzione» nell'agire politico: «Non farò mai una politica di potere, bensì una politica di relazione. Metto al centro uno screening dei bisogni, attraverso un metodo democratico, partecipato dal basso e inclusivo dei corpi intermedi, per arrivare poi alla decisione. Questo stile mi contraddistingue e lo manterrò operativamente se sarò eletta a sindaca. Vedo la voglia di farsi carico». Un'attitudine alla relazione che le deriva dal lavoro a contatto con le istanze di chi ha più bisogno, per rompere con le strutture del passato al di là della sfiducia verso la politica: «Ci sono obiettivi disattesi nel tempo, mandato dopo mandato, che sono da riprendere perché non sono stati raggiunti. Alcune cose sono scontate, fanno parte dell'ordinaria amministrazione. Ma se le strade sono rotte, se i parchi non sono sistemati, significa che l'ordinaria amministrazione non ha funzionato. E se non siamo in grado di garantirla, non possiamo pensare a quella straordinaria, ai grandi progetti». La candidata sindaca del centrosinistra parla di «potere condiviso» e riorganizzazione della macchina comunale: «Le idee non mancano, ne ho raccolte “un volume” da cui fare selezione». A partire da ciò che manca: «Forse anche qualche competenza in più. Non si può sempre nascondersi dietro i tagli agli enti locali e al patto di stabilità, che sono dati di fatto noti. Serve creatività nelle soluzioni alternative, e la capacità -ad esempio- di saper agganciare i bandi per i finanziamenti europei».

Barbara Penzo non si schermisce alla richiesta di delucidazioni riguardo la coalizione che la sosterrà: «Accanto al PD ci sarà una lista centrista, e sto allestendo una mia civica dove accoglierò anche i candidati del Partito Socialista e altri di sinistra. In questi giorni sto parlando al proposito con varie rappresentanze della città, dalla pesca al commercio, senza dimenticare gli studenti». Permane la curiosità riguardo la natura di questa -al momento “fantomatica”- lista definita centrista, che andrà a concorrere nell'affollato bacino elettorale di mezzo. L'input è il rinnovamento, chiesto dalla candidata a tutta la coalizione: non è escluso che i grossi calibri che hanno segnato la vita del PD negli ultimi anni, da Mauro Mantovan a Maurizio Salvagno, facciano un passo indietro e non corrano da consiglieri. Una scelta, se sarà effettivamente compiuta, abbastanza coraggiosa nel mancare di una rete di protezione quasi sicura, per quanto riguarda le preferenze personali e quindi i voti portati in dote al partito: «Ma la mia stessa candidatura è rischiosa, se vogliamo. Non ho una militanza politica, devo recuperare pezzi e imparare un linguaggio», sorride con modestia Barbara, che già dimostra di padroneggiare bene le dinamiche della comunicazione pubblica.
La campagna per il Partito Democratico si annuncia in salita, ma la candidata è carica e grintosa, già al lavoro sui dossier più scottanti: «Via Alga, ad esempio. Vanno ripensate le politiche sociali, educative e di comunità, rispetto all'amministrazione in carica. Ho parlato con quelle che per me sono colleghe, ovvero le dipendenti comunali preposte a questi servizi, e sono veramente in difficoltà, lasciate a se stesse. Si è investito poco, e questo crea malessere». Un attacco niente male a Massimiliano Tiozzo, saltimbanco vestito di fucsia: «Le operatrici sono oberate dalla presa in carico individuale dei singoli problemi, tanto da far fatica a captare ciò che il territorio chiede fuori dagli uffici comunali. Urge un salto di qualità, oltre la risposta al sintomo». Il volontariato è in testa ai pensieri di Penzo: chi dorme in strada, chi chiede pasti o l'inserimento nel lavoro. «A Venezia ho messo attorno a un tavolo imprese, associazioni di categoria, cooperative sociali, perché i bisogni delle persone possono essere risolti da sinergie tra la mano pubblica e i privati». In economia, confortata dalle slide presentate da Luca Romano, la portabandiera del PD punta molto sul turismo: «Sto leggendo elaborati e ricerche, l'importante è come si fanno le cose, oltre a farle. Ognuno investa qualcosa, perché il turista chiede servizi, e le località vicine sono più attrezzate di noi. Qui finora l'ospitalità è stata solo balneare ed estiva, va sviluppata una prospettiva enogastronomica e culturale, perché gli elementi non ci mancano. Un senso quello sì, spesso è venuto meno. Perché negli ultimi anni, a Chioggia, la pecca più grande è stata guardare ai contrasti personali. Occorre accendere un faro e guardare alle cose».
Per essere una debuttante, Barbara Penzo è una con le idee chiare, e sa che le sue chance passano da un cambiamento vero, percepibile, profondo e generale. Magari, chissà, anche da un occhio di riguardo nei provvedimenti dei ministri che probabilmente caleranno in laguna: dopo tutto, Chioggia è la più grande città del Veneto al voto. E a Roma potrebbero ricordarselo, nel loro stesso interesse.
Alcuni stralci dall'intervento di Barbara Penzo: