giovedì 10 ottobre 2019

COMUNE E COMITATO NO GPL SEMPRE PIÙ DISTANTI IN AUDITORIUM. IL SINDACO: "ABBIAMO TRE CARTE PER FRENARE L'ENTRATA IN FUNZIONE DEL DEPOSITO"

«Ma cosa devo fare di più, incatenarmi al deposito?», chiede il sindaco Ferro alla platea convenuta in un auditorium esaurito. Stentoreo (e scontato) il «sì!» collettivo della massa, a metà tra l'invocazione di libertà per Barabba da una parte e le Baruffe goldoniane -«fradèi, se me volé mazzare, mazzéme»- dall'altra: questo è stato il clima in crescendo nel quale si è svolta la partecipatissima discussione indetta dall'amministrazione comunale di Chioggia riguardo l'impianto di gpl in Val da Rio. Sul palco il sindaco, il vicesindaco Marco Veronese e il dirigente del settore urbanistica Gianni Favaretto.
In platea il resto della giunta, i consiglieri comunali di maggioranza e opposizione (PD, Lega, ChioggiaViva, gruppo misto), la consigliera regionale Erika Baldin, gli attivisti del comitato No Gpl e di Fridays for Future, gli operatori portuali, i rappresentanti di altre categorie economiche quali la pesca, e tanta, tantissima folla. Apparentemente assenti, ma convitati di pietra nei pensieri se non nei discorsi, alcuni dei protagonisti dell'intera vicenda: dall'A.S.Po. agli ex sindaci Romano Tiozzo e Giuseppe Casson, alla Capitaneria di Porto oltre naturalmente a Costa Bioenergie, che mai finora ha affrontato l'opinione pubblica chioggiotta. Nessuno di loro è stato del resto nominato dal palco o dalle domande che il pubblico poteva rivolgere prenotandosi attraverso la compilazione di un foglio scritto.
Ma soprattutto il preserata clodiense è stato l'occasione per l'ennesima resa dei conti tra il comitato No Gpl e l'amministrazione 5 Stelle: le polemiche infinite dei giorni scorsi hanno trovato nuovo fuoco dall'intervento di Mario Gianni, membro del comitato, che ha espresso il rammarico dell'aggregazione perché finora il Comune non ha recepito l’unanime consenso attorno al problema». Al sindaco che definisce «proprio socio» il comitato, Gianni ha risposto: «Siamo soci? Non lo vedo. Non abbiamo ricevuto manco un invito all'incontro di oggi. Se lei tratta così i suoi soci, farà pochi affari».

Secondo il comitato, «l'unità cittadina -quasi mai raggiunta prima- è un bene prezioso, fin dalle 15mila firme raccolte anni fa. Giovani, forze politiche, sindacati, categorie economiche, media sono assieme, ma né sindaco né giunta si avvalgono di questa forza e non la fa pesare nei tavoli istituzionali, o quantomeno non l’abbiamo visto coi fatti. Ci si accontenta di dichiarazioni di principio senza atti amministrativi concreti». La battaglia del comitato - continua Gianni tra gli applausi - «è disinteressata. Meritiamo più rispetto da parte dell’amministrazione, visto che gli stessi ministeri hanno dimostrato maggiore considerazione del comitato rispetto al Comune. Quindi vi chiediamo - conclude l'attivista - di passare dalle parole ai fatti, stupiteci in positivo!».

Pronta la replica degli esponenti della giunta e della maggioranza consiliare: il vicesindaco Veronese, trovando «scontato» l'intervento critico del comitato, ricorda che «adesso si conosce tutto quello che è successo grazie a questa amministrazione, cosa che prima non era accaduto. Ma finché il comitato mette in discussione i tanti passi compiuti dalla giunta, la vedo dura». Il capogruppo del M5S Paolo Bonfà osserva che «è stato grazie all'amministrazione se il comitato No Gpl è stato convocato e si è potuto sedere ai tavoli dei ministeri romani», mentre il sindaco -nello stigmatizzare l'uso a suo dire surrettizio dell'intervento senza domanda- si è detto rammaricato che il comitato «sia offensivo con toni esasperati solo verso l'amministrazione, e non gli altri enti coinvolti, dai ministeri all'Autorità Portuale di Sistema, verso i quali non muove osservazioni e proteste. Mi mortifica molto che si sia avuta l’impressione che stiamo facendo poco, resto allibito dall’incomprensione».
L'iniziativa era stata indetta per comunicare appunto le azioni intraprese dal Comune, e cosa è ancora possibile fare: Ferro ha elencato tre «leve» che appaiono più dilatorie che ostative al prosieguo della vicenda secondo i piani di Socogas, e nel mezzo ha riportato anche alcune novità assolute. La prima risiede nell'affidamento allo studio dell'ingegner Giovanni Francalanza di Pisa (consulente edile, paesaggistico e per lavori pubblici) dell'incarico per la redazione della nota relativa ai rischi da transito di navi gasiere: era uno degli aspetti sui quali la scure del comitato si era abbattuta nei giorni scorsi.

la playlist video integrale di tutti gli interventi:


Poi l'informazione del fatto che la giunta è entrata in possesso della bozza del primo studio commissionato riguardo il rischio da incidente rilevante (ERIR); quindi la verbalizzazione operata dalla Capitaneria di Porto di Chioggia, all'ultima riunione al Comitato Tecnico Regionale dei Vigili del Fuoco, che stante la situazione attuale le navi gasiere non possono entrare in porto se prima non sarà approvata la variante al Piano Regolatore Portuale del 1981, il quale non prevedeva né un deposito di gpl né attività legate agli idrocarburi.
Nel ripetere più volte la contrarietà del Movimento all'entrata in funzione del deposito di gpl -«preclude lo sviluppo della città, troppi vizi di procedura, troppo vicino alla città e in un’area inopportuna»- il primo cittadino ha a lungo rievocato l'intero iter dal 2013 a oggi: «Ce lo siamo trovati, il deposito, e la sua portata è stata sottovalutata. Difficile oggi togliere autorizzazioni allora rilasciate, col deposito completamente costruito, e non quando si poteva fare qualcosa». Il riferimento del sindaco è, ad esempio, alla delibera della giunta Casson che toglie sull'area di Val da Rio il vincolo preordinato al trasferimento del mercato ittico all'ingrosso, oltre ai ricorsi presentati all'autorità più lontana (il presidente della Repubblica) o fuori tempo massimo.
Ma soprattutto, tre sono le «leve» che l'amministrazione ritiene di avere ancora in mano per contrastare l'avvio del deposito: leggendo dal burocratese, Ferro comunica che proprio stamane in Comune è arrivata una risposta dal Ministero per lo Sviluppo Economico relativa a una questione posta da Chioggia, ovvero se i lavori al cantiere sono diversi da quelli autorizzati. Il sindaco sosteneva le dimensioni maggiori del sarcofago che copre i serbatoi, delle recinzioni e della palazzina dedicata agli uffici. «Per noi - afferma l'autorità locale - non possono essere ricomprese nella variazione del 30% che sarebbe ammessa, perché non rientrano nello stoccaggio. E quindi servirebbe una nuova autorizzazione dall'inizio». Però il ministero gela gli intendimenti comunali: secondo Roma la legge 239/2004 riferisce a varianti che non incidono in modo determinante sul ruolo dell'infrastruttura per il sistema energetico nazionale quindi non occorre una nuova autorizzazione.
Ma il MISE conferma l'esistenza di un contenzioso tra Costa Bioenergie e il ministero stesso: la società fidentina ha impugnato al TAR le note degli uffici romani, che chiedevano di sospendere l'esecuzione delle opere mancanti. Il processo è in corso, ed è intenzione del Comune di chiedere all'Avvocatura Civica l'inserimento ad opponendum nel giudizio, puntando appunto a una nuova autorizzazione dal principio (alla quale il Comune, naturalmente, si opporrebbe). Servirebbe solo a prendere tempo?
Oltre a questa azione, il Comune ha scritto all'Autorità Portuale di Sistema per l'Adriatico Settentrionale e alla Capitaneria di Porto di Chioggia lo scorso 12 aprile, per conoscere il da farsi riguardo alla necessità di una variante al Piano Regolatore Portuale: ma ancora non è stata nominata la commissione di collaudo da parte dei Ministeri delle Infrastrutture e dello Svilippo Economico. Per il nuovo PRP occorre dunque un'intesa tra l'Autorità di Sistema e l'amministrazione comunale: l'ente veneziano presieduto da Pino Musolino non avrebbe ancora risposto alla sollecitazione del Comune di Chioggia. Resta da chiedersi se il parere di quest'ultimo sia vincolante, o se costituisca solo un orientamento anche nel caso l'Autorità Portuale intendesse procedere alla revisione del Piano Regolatore di settore.

La terza chance che il Comune considera si fonda sulla circolare 52 di impianto costiero emanata dal Ministero dell'Interno alle Capitanerie di Porto. Essa prevede l'occorrenza di tre distinti provvedimenti: un'autorizzazione industriale (quella "omnibus" in capo a Costa Bioenergie dal 2015), un'autorizzazione ex articolo 52 del Codice della Navigazione, e la concessione demaniale marittima per le opere che insistono appunto sul suolo demaniale. Secondo il sindaco, questi ultimi due aspetti non hanno ancora trovato compimento: mancherebbero quindi altre due autorizzazioni a Socogas affinché l'impianto possa entrare in servizio, ma il rilascio della concessione demaniale marittima va fatto entro trenta giorni dalla conferenza dei servizi o dall'autorizzazione del 2015. Ferro parla di «procedura infranta per intero», invocando una nuova convocazione della conferenza dei servizi (sempre che non subentri una sanatoria). Tra i margini ristretti, questo appare l'appiglio più consistente tra le carte in mano a chi vuole evitare il via alle attività gasiere.

Il primo cittadino vede «buoni margini in questi princìpi, ma ce ne sono anche altri. La vicenda sarà ancora lunga e complessa, Socogas deve recuperare o munirsi di molti documenti, puntiamo a farli ripartire da zero (e quindi, implicitamente, altrove)». A Ferro «fa specie che arrivino dagli attivisti del comitato 150 mail tutte uguali, a qualcuna ho anche risposto ma non vedo collaborazione. Anzi, la volontà di mettere in affanno l'amministrazione. Se il comitato ha intenzione di indire una nuova manifestazione a Roma, io ci sarò e l'ho anche detto lunedì durante la prova della sirena. Noi in municipio stiamo dando il massimo ogni giorno, mandiamo lettere e comunicazioni, il deposito è in cima ai nostri pensieri e quella di oggi è un'occasione di trasparenza. Invito il comitato No Gpl a mantenersi calmo, a non perdere la lucidità, perché la battaglia -ripeto- sarà estenuante».
Più conciso l'intervento del dirigente Favaretto, che conferma come la risposta odierna del Ministero dello Sviluppo non aiuti molto la causa anti-deposito («non è del tutto positiva», osserva con un eufemismo), ma che gli uffici comunali la valuteranno approfonditamente nei prossimi giorni. I sopralluoghi compiuti nella struttura lo scorso 11 settembre, ribadisce Favaretto, non hanno visto l'esecuzione di nuovi lavori post-autorizzazione, nemmeno opere di modeste dimensioni: «All'interno c'è solo la manutenzione dell'esistente, per evitare il deterioramento a causa delle condizioni atmosferiche».
Dal canto suo, il vicesindaco nonché assessore all'ambiente e al demanio Marco Veronese si dice sicuro che l'impianto non entrerà in funzione: «Emergono continue criticità sia per mare che per terra. Anche l'uso esclusivo della banchina implica che non vi potranno ormeggiare altre navi. Non è una questione secondaria, e l'abbiamo esposta anche ieri, assieme all'assessora ai lavori pubblici Alessandra Penzo, al Comitato Tecnico Regionale nella sede dei Vigili del Fuoco di Mestre». Anche Veronese trova ingenerose le critiche: «Tre quarti del mio mandato sono stati impiegati esclusivamente alle questioni inerenti il deposito di gpl, mentre la città avrebbe bisogno di vedere risolti gli altri problemi. Se poi gli studi richiesti non arrivano subito è perché l'iter burocratico da seguire non dipende dall'amministrazione comunale».
Lo spazio successivo e finale è stato destinato, si diceva, alle domande scritte dalla platea: a chi paventa una diminuzione del valore immobiliare delle abitazioni nel quartiere Tombola e altrove, il dirigente Favaretto risponde che «questo andrà eventualmente dimostrato dal proprietario -e non dal Comune- una volta che il deposito dovesse entrare in funzione. Difficilmente l'ente pubblico può fare causa a chi avrà provocato il danno. Sconsiglio di attivare ora queste valutazioni. È quindi necessario attendere che venga concluso l’iter burocratico e che il deposito sia operativo», ha concluso Favaretto tra i rumori del pubblico.
Se c'è chi trova contraddittorio l'attivismo dell'amministrazione nei temi green ed ecosostenibili con l'asserita inerzia relativa al gpl, Ferro ribatte che «se c’è una cosa su cui ci siamo indirizzati, come mission agli assessori, è il tema ambientale. Le altre amministrazioni cosa hanno fatto? Noi abbiamo piantato alberi («già morti», replica una giovane ecologista), ecocompattatori, l'ordinanza plastic free, siamo i pionieri per la raccolta dei rifiuti in mare da parte dei pescherecci, tutti ci emulano in questo. Ci occuperemo di fumo e di mobilità sostenibile. Per la crocieristica: diciamo sì se sarà rispettosa, ad esempio con il cold ironing, che a Venezia non si fa. Accetto volentieri le critiche purché non strumentali e infondate. C’è molto da fare, ma sono il primo che ha fatto qualcosa».

Quanto alla causa intentata da parte di Costa Bioenergie per il risarcimento danni relativo ai 55 giorni di sospensione dei lavori, Veronese annuncia che «avendo l'azienda accusato il comitato per il danno d'immagine, l'avvocatura civica del Comune difenderà anche il comitato stesso». Per i danni invece inferti dall'eventuale avvio dell'impianto alle attività economiche, Favaretto paventa il rischio di una variante urbanistica che allontani quelle più vicine a via Maestri del Lavoro, valutando dove prevedere il loro spostamento: ma il pubblico grida «non la deve fare, la variante!», anche quando il dirigente ripete che se ne parla solo nel caso il deposito entri in funzione.
Infine il sindaco ricorda anche l'evenienza del cambio di governo avvenuto a fine estate, che ha «rallentato o sottratto contatti da ripristinare». Il primo cittadino, in conclusione, invita tutti «ad abbassare i toni della polemica, anche l'amministrazione stessa. Serve uno spirito di fiducia, perché le operazioni richiedono ancora molto tempo». Il fitto scambio di opinioni avvenuto ai piedi del palco tra il primo cittadino e uno degli animatori di Fridays for Future, che venerdì 27 settembre si erano rifiutati di dialogare con l'amministrazione, lascia sperare entrambe le parti in rapporti differenti e nella considerazione dell'impegno che ogni attore promuove verso quello che è pur tuttavia ritenuto un obiettivo comune.

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