mercoledì 17 gennaio 2018
ALL'OSPEDALE DI CHIOGGIA SI TRATTA LA PATOLOGIA DELLA SPALLA DOLOROSA
Se nelle donne il problema si manifesta soprattutto per una questione di età, nell’uomo la patologia insorge solitamente per il tipo di lavoro che svolge. In ogni caso, comunque, la spalla dolorosa è un problema in aumento e sempre più diffuso, che preoccupa nella stessa misura sia uomini che donne sopra la cinquantina e che occupa il 40% di tutte le patologie dell’arto superiore. «Nel Distretto di Chioggia – ha spiegato il primario di Ortopedia, Gian Paolo Ferrari – trattiamo per patologia dell’arto superiore circa 300 casi all’anno e, di questi, circa 80 riguardano il problema della cosiddetta spalla dolorosa».
Essa insorge per problemi di degenerazione dei tendini all’interno dell’articolazione o per i danni artrosici, cioè per una usura progressiva, che l’articolazione subisce negli anni. Si manifesta con un progressivo dolore che si accentua nel movimento e che, nello stesso tempo, lo va a limitare. Pur coinvolgendo indistintamente uomini e donne, nelle donne la causa è più degenerativa, artrosica progressiva, mentre negli uomini è più frequentemente collegata ad un’attività motoria della spalla (dovuto al tipo di lavoro o dal tipo di sport praticato). «A differenza di altre patologie dell’arto superiore – ha aggiunto il primario Ferrari – quella della spalla si può manifestare anche con l’insorgenza di dolori acuti che possono costringere chi li sta subendo a rivolgersi al Pronto Soccorso». Generalmente, però, il paziente si rivolge allo specialista ortopedico dopo un percorso del dolore e di limitazione del movimento: «Nel momento in cui arriva da noi – ha detto il dottor Ferrari – inizia l’iter diagnostico terapeutico: una volta appurato il problema, si inizia prima con un trattamento mininvasivo che prevede la somministrazione di infiltrazioni con cortisone o acido ialuronico e/o trattamento fisioterapico. E solamente in extremis si decide per il trattamento chirurgico, che prevede la riparazione dei tendini lesionati o la loro sostituzione con protesi». L’intervento chirurgico dura da una a tre ore circa, a seconda se vengono riparati i tendini o se si provvede alla sostituzione con protesi. Da questo dipende poi anche il tempo di ricovero e la ripresa delle proprie normali funzionalità. Dopo l’intervento chirurgico, comunque, è necessario un periodo di riabilitazione che solitamente si comincia in ambito ospedaliero e si esegue mediamente dai tre ai sei mesi. «Bene informare – ha dichiarato il direttore generale della ULSS 3 Giuseppe Dal Ben - e dare risposte concrete su una patologia così frequente che, pur essendo trattata di routine, rimane un problema importante per chi ne è affetto, soprattutto per il dolore, talvolta acuto che si deve sopportare, e per l’effetto invalidante che ne deriva, in quanto la persona, per non sentire dolore, viene costretta a non muovere più quel braccio».
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