lunedì 4 gennaio 2021

CENT'ANNI DI STORIA FAMILIARE CHIOGGIOTTA RIVIVONO NELLE FOTO DI UN GRUPPO FACEBOOK: E I PARENTI LONTANI SCOPRONO RICORDI E RADICI IN CITTÀ

Da poco più di un mese, il popolo chioggiotto di Facebook è caduto in uno dei più piacevoli buchi neri, la nostalgia. Risale infatti al 1° dicembre 2020 la nascita, per mano dei fratelli Fabio, Massimo e Cristina Bertotto, del gruppo "Chioggia e Sottomarina: foto, storia e ricordi", dove fino a oggi ben 2254 utenti stanno condividendo un patrimonio inestimabile di immagini dal passato, soprattutto legate ad eventi familiari come matrimoni, scolaresche, ritrovi tra fratelli, giochi di calle, esperienze di lavoro.
Le foto postate sono in gran parte inedite, e finora riservate ai pochi intimi delle rispettive famiglie: spaziano dal 1900 fino agli anni Ottanta, e scorrendole passa davanti l'implacabile mutamento del costume, della moda, delle condizioni di vita in città. Ma soprattutto, tra un corteo nuziale in piazza e le calli meravigliosamente prive di automobili, nei commenti si riuniscono fili interrotti, esistenze migranti e ricostruite in luoghi differenti, cugini scoprono zii che non pensavano di avere, i ponti di San Giacomo e di San Domenico ancora in legno.
Questo miracolo, possibile grazie alla rete, sta interessando un numero vieppiù maggiore di "ciosoti" e "marinanti" ogni giorno, ma appunto coinvolge anche chi dalla città se n'era andato e si rivede piccolo, entro classi che definire numerose è un eufemismo, oppure ritratto col vestito buono della domenica, in tempo di guerra o comunque di miseria. Fino agli anni del boom, le bellezze al bagno, i ritrovi danzanti e gli exploit sportivi: come lo scatto che ritrae i partecipanti cittadini alla vittoriosa edizione dei Giochi Senza Frontiere 1979.
Un plauso, dunque, a chi ha avuto l'idea di questa chiamata a raccolta e a chi la sta alimentando: nel dicembre 2017 ci avevano provato anche la Fondazione Clodiense con il liceo Veronese, nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro, ma il progetto "Uno scatto al passato" è rimasto finora incompiuto e non fruibile. L'esigenza invece di un "museo del Novecento", con testimonianze, immagini e pure oggetti che rischiano di andare perduti assieme agli ultimi testimoni, diventa sempre più palpabile.

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