La situazione che l'Italia, l'Europa e il mondo stanno vivendo è sostanzialmente inedita. Specie per quanto riguarda la limitazione imposta alle libertà di contatto: di questo parla Elettra de Ambrosi, psicologa specialista in Neuropsicologia, che ha accettato l'invito di Chioggia Azzurra a conferire in materia di conseguenze psicologiche della quarantena.
«A differenza della Cina - esordisce la professionista - non siamo abituati a una compressione delle libertà. All'inizio è normale che compaia una negazione del problema e quindi il suo rifiuto, per cui si è portati anche a compiere comportamenti sbagliati. Poi subentra la paura, che è ancestrale ed è il segnale che permette di riconoscere un pericolo: il contagio esiste, siamo tutti a rischio. Ciò consente di affrontare in maniera consequenziale i protocolli e i divieti. Se la paura è proporzionata alla gravità del pericolo, va bene; se eccede, si trasforma in panico e in fobia.
Per affrontare la meglio il momento, la psicologa ha analizzato le epidemie precedenti del nuovo secolo, come la Sars e l'Ebola: aumenta la possibilità di attacchi d'ansia e depressivi, irritabilità, insonnia, disturbi alimentari. Cosa fare dunque? In primis, evitare la sovraesposizione alle fonti di informazione, limitandole a pochi momenti al giorno.
Quindi strutturare la giornata, dandosi regole per la sveglia e i pasti, oltre a fare ciò che prima non si riusciva a fare: questo permette all'organismo di rilasciare dopamina ed endorfine. Con un pensiero allo stress degli operatori della sanità, in specie ospedaliera, la dottoressa De Ambrosi ricorda il numero di solidarietà sociale 800 06 55 10, messo a disposizione dal Ministero per il supporto alle persone che ne avessero bisogno.
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